Il bilinguismo secondo la scuola inglese

Piccoli consigli e risorse per affrontare al meglio l’apprendimento di una seconda lingua (specialmente l’inglese) 

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Impara una lingua, eviterai una guerra” (Proverbio arabo)

Appena arrivata in UK, uno dei primi aspetti che ho dovuto affrontare è stato il bilinguismo. Londra ha un tasso altissimo di stranieri che risiedono in Inghilterra stabilmente, per cui si possono ascoltare dialoghi in varie lingue anche solo alla fermata dei bus. Conosco bambini che parlano 4 lingue in modo fluente. Beati loro!

È una nazione talmente abituata all’immigrazione che gli insegnanti inglesi, sono diventati dei veri esperti del plurilinguismo, sanno come gestirlo e gli strumenti da utilizzare per agevolarlo. In quasi la totalità delle scuole e nursery londinesi, si parlano circa 25 / 30 lingue differenti.

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Durante l’orario scolastico, per i bambini che hanno qualsiasi tipo di difficoltà viene assegnata per qualche ora la TA (Teacher Assistant). In questo modo, gli studenti che si sono trasferiti da poco in UK, sono affiancati ad una figura di supporto che li sostiene nel primo periodo di assestamento. I metodi utilizzati sono differenti, chi usa google translate su un tablet, chi molto le flashcard. 

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Organizzano anche dei corsi di inglese extra al curriculum scolastico e giornate speciali dedicate al bilinguismo, come il Home Language Day: si approfondisce non solo l’aspetto linguistico ma anche le tradizioni culturali di tutti i bambini che vivono la scuola. Mi piace l’ambiente favorevole positivo per l’apprendimento che si respira a scuola, avviene tutto in modo molto naturale.

In molti istituti scolastici è presente anche l’insegnante EAL (english additional language) specializzata nel bilinguismo. È una figura che segue in modo particolare i bambini bilingui ed organizza spesso iniziative e workshop con i genitori per coinvolgere il nucleo familiare, nell’insegnamento della seconda lingua.

Considerando il mio lavoro quotidiano con bambini bilingui ho partecipato entusiasta ad uno di questi incontri. Ero circondata da genitori che provenivano da ogni parte del mondo e già solo per questo valeva la pena esser presenti.

Le insegnanti hanno sottolineato più volte come l’essere bilingui è una meravigliosa risorsa e potenzialità per tutti gli studenti, e dobbiamo esserne fieri. La positività delle scuole inglesi mi mette sempre di buon umore. Basandoci su questo presupposto, ci hanno dato alcuni consigli.

Innanzitutto alla famiglia si richiede di comunicare con la lingua che conosce meglio, per essere naturale nella comunicazione. Se i genitori si sforzassero di parlare in una lingua straniera, il bambino oltre a percepire la forzatura, perderebbe anche tutta la ricchezza culturale del vocabolario della lingua madre. Inoltre potrebbe anche apprendere la pronuncia scorretta o significati sbagliati della seconda lingua. Sarebbe un esercizio totalmente inutile. 

Mentre ampliare i rapporti sociali è una modalità di apprendimento estremamente produttiva. Organizzare playdate, ovvero invitare degli amici a casa proprio ed esser invitato a casa dagli stessi, è un passo importante per sentirsi parte di una realtà locale. Ricordo ancora il playdate fra una bimba francese e una italiana, nel quale la prima chiedeva cosa fosse un oggetto in bagno indicando il bidet e la seconda che cercava di spiegarglielo a modo suo. È uno scambio utile per coltivare amicizie, e costruire momenti di socializzazione notevoli.

Inoltre, se si impara divertendosi, si apprende meglio e più velocemente! Per questo si consiglia di partire dalle nursery rhymes, ovvero le canzoncine più comuni. Su youtube ne troverete tantissime ma mi sento di consigliare “Tidy up“, essenziale per aiutare a mettere in ordine, e Wheels on the bus, per immergersi nella vita londinese. Ovviamente tutto si basa sull’età dei bambini ma possono essere un buon punto di partenza anche per imparare l’alfabeto.

Anche giocare è fondamentale. La Orchard Toys mette sul mercato dei giochi  davvero meritevoli e di ogni tipo, gusto e genere per familiarizzare con la lingua. Come ad esempio “Alphaet lotto”, i puzzle e la tombola dell’alfabeto che aiutano ad introdurre le lettere e gli oggetti con cui possono esser associati (ad esempio A come Apple). 

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Altri strumenti utili sono sicuramente i libri! Leggere e ascoltare storie nella lingua straniera aiuta ad espandere molto il lessico. Le biblioteche in Inghilterra hanno delle sezioni intere con libri bilingui.

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Fra l’altro si possono trovare facilmente ad un prezzo conveniente anche i phonics Workbook, dei quaderni stimolanti di esercizi di grafismo, calcolo e lettura. Personalmente consiglio i testi Gold Stars  ma anche la Usborne pubblica degli ottimi eserciziari.

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Personalmente, per quanto riguarda il vocabolario, con i bambini con cui lavoro uso spesso anche i famosi post-it (che ho utilizzato anche io nel primo periodo in Spagna e Inghilterra). Sopra scriviamo la parola in entrambe le lingue, per poi attaccarli sugli oggetti scelti tappezzando così tutta casa. Loro si divertono sempre un sacco a vedere il loro lavoro sparso per la loro dimora.  

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Per il resto non ci sono trucchi magici, ma solo tanta tantissima pazienza! Non bisogna scoraggiarsi se non si raggiungono dei risultati in tempi brevi, ogni bambino ha i propri tempi e modalità di apprendimento. Dobbiamo rispettarli in toto ricordandoci che, con la perseveranza, si possono raggiungere un sacco di obiettivi.

In Italia non so come vengono accolti gli studenti stranieri, ma ricordo ancora le evidenti difficoltà di tutti e i pochi accorgimenti usati nell’ambiente scolastico. Conosco la sensazione che si prova dopo il trasferimento in un paese estero. Ci si sente persi, confusi e l’ambiente ostile non agevola l’apprendimento della nuova lingua, e il conseguente inserimento nella società.

Pensate: se ogni studente straniero, raccontasse in classe le proprie abitudini culturali, facesse ascoltare le canzoni nella proprio lingua di origine, non saremmo tutti più ricchi?

Voi che mezzi usate per l’integrazione dei bambini stranieri?

 

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Annalisa Falcone
Sono un’educatrice e pedagogista. Non potrei immaginarmi a vivere felicemente senza questa meravigliosa e faticosa professione. Adoro leggere e la pedagogia è la mia passione più grande. Ho studiato e lavorato a Milano, Bologna e ad Alicante, piccolo e piacevole paese a sud della Spagna. Faccende di cuore mi hanno portato nel 2015 nell’affascinante Londra.

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