Come spiegare la disabilità ai bambini

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Come educatrice, spesso mi sono trovata a dover spiegare perché alcuni di loro avessero delle difficoltà nel parlare, nel comunicare normalmente e perché avessero la necessità di una maestra sempre con loro.  

Ci sono state anche tante situazioni in cui i bambini non hanno avuto bisogno di molte parole, avevano già intuito tutto da soli, ma le domande a cui rispondere sono sempre tante.

Noi educatori inizialmente cerchiamo di trasmettere l’idea che i loro compagni non siano diversi, ma non funziona. I bimbi sono piccoli ma intelligenti e capiscono quando gli stiamo nascondendo qualcosa. Soprattutto con i più grandi, quando si cresce e si definisce la personalità e le caratteristiche di ognuno, le debolezze diventano sempre più evidenti.

Fanno domande, notano le difficoltà e chiedono spiegazioni anche per i tratti somatici differenti. Comprendono benissimo anche il nostro diverso modo di relazionarci con il compagno disabile: siamo più pazienti, gli concediamo maggior tempo per terminare le richieste. Insomma, la differenza c’è e si vede. Questa ammissione è stata fondamentale per noi educatori, per lavorare meglio e parlarne più serenamente con ognuno di loro.

Il nostro comportamento è cambiato: non dobbiamo nascondere la diversità ma aiutare i bambini a comprenderla.

Innanzitutto abbiamo iniziato a discutere delle caratteristiche che avevano in comune. Tutti abbiamo occhi, capelli, mani, ma soprattutto proviamo tutti dei sentimenti che vanno rispettati. In seguito, abbiamo iniziato a lavorare sul valore della ricchezza della diversità, e su quanto ognuno sia speciale ed unico a suo modo. A tutti i bambini piace divertirsi e giocare ma in fondo, ognuno di noi ha modalità e tempi diversi e questo non deve rappresentare un problema. C’è chi comunica e si muove in modo diverso, chi è molto lento a scrivere. Bisogna solo organizzarsi di conseguenza.

In questo compito mi ha aiutato una casetta facendo loro capire che ogni persona ha una porticina particolare per far entrare le cose nella testa. Spesso noi educatori pensiamo che tutti i bambini abbiano una porta unica per apprendere quando in realtà ognuno di noi ha un’entrata speciale: chi a stella, chi quadrata. Finché si prova ad insegnare attraverso la fessura quadrata, è difficile per molti di loro ma il segreto è capire le porte speciali di ciascuno.

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Per questo a scuola, c’è qualche bambino che ha una verifica differente o ha bisogno di una persona che lo sostenga in alcuni momenti della giornata. Occorre discutenerne anche per sconfiggere anche il senso di ingiustizia, che tanti provano quando vedono comportamenti differenti dei loro insegnanti. 

Bisogna trasmettere il significato del processo di inclusione. Ognuno ha potenzialità e difficoltà differenti e si devono attuare delle strategie e strumenti per far in modo che tutti possano vivere serenamente. Per questo è corretto avere comportamenti differenti in base alle caratteristiche della persona che si ha davanti, adeguandosi alle sue difficoltà. È un concetto difficile ma la palestra migliore per loro, è il nostro esempio. Il comportamento di chi li circonda farà la differenza.

Come la scelta di parole che decidiamo di dire. Ho sentito insegnanti usare una terminologia tremenda per definire i ragazzi disabili. Solo partendo dall’attenzione al lessico, si può ottenere qualche cambiamento. Quando non sappiamo come rivolgersi informiamoci, approfondiamo, ci sono un’infinità di fonti da cui attingere, educhiamo noi stessi a discutere con le parole corrette.

Altrimenti come potranno farlo i nostri utenti?

Inoltre la letteratura per l’infanzia mi ha sempre aiutata in questo compito. La disabilità non deve essere un tabù ma bisogna guardarla in faccia per accoglierla e comprenderla. Spesso, ho notato come la disabilità di un compagno, faccia sentire alcuni a disagio perché imbarazzati, e impacciati su come comportarsi. Questo sentimento provoca l’allontanamento e spesso il rifiuto della persona disabile. In queste occasioni, è essenziale a discutere con serenità manifestando dubbi, domande, emozioni per affrontarle insieme. È  importante parlarne con sincerità. 

Differenze come risorse, per imparare quello che non conosciamo, per confrontarsi, per diventare adulti e persone più ricche e consapevoli di ciò che c’è fuori dalle mura di casa nostra. Differenza intesa anche come qualsiasi persona diversa da me, ad esempio come gli studenti stranieri. Diversità di ognuno che diviene una risorsa per tutti. Partendo ovviamente dagli adulti.  

Voi come affrontate il tema della diversità con i vostri utenti o studenti delle vostre classi? Come genitori?

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Annalisa Falcone
Sono un’educatrice e pedagogista. Non potrei immaginarmi a vivere felicemente senza questa meravigliosa e faticosa professione. Adoro leggere e la pedagogia è la mia passione più grande. Ho studiato e lavorato a Milano, Bologna e ad Alicante, piccolo e piacevole paese a sud della Spagna. Faccende di cuore mi hanno portato nel 2015 nell’affascinante Londra.

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