Questa storia è per quei bambini e quei grandi che non si accontentano di essere uguali e che non hanno paura di essere diversi” Beatrice Masini
Nel mio lavoro, quando mi sono ritrovata a spiegare cosa fosse la disabilità, la letteratura dell’infanzia è sempre stata un ottimo strumento. Per raccontare e rendere efficaci le mie parole sull’inclusione. Perchè non c’è miglior insegnamento che la pratica di vita e tramite i libri, si possono vivere un sacco di storie.
Da sempre la letteratura prova ad esplorare la realtà in tutte le sue sfaccettature, con le sue diversità e ricchezze. In questi ultimi anni, ancora di più con le numerose pubblicazioni sensibili ed attente alla tematica che propongono storie poetiche, raccontando le difficoltà con punti di vista alternativi. Per provare a trasmettere un po’ di empatia, quella sincera e senza preconcetti che litima in pensiero.
Considerato la mia passione per la letteratura dell’infanzia e il lavoro che mi sono scelta, è doveroso condividere alcuni di questi testi.
Un prato fortunato. Storia di un quadrifoglio in un campo di fiori.
Questo è uno di quei libri che inizi ad amare già dalla copertina in legno. Traspare già del calore speciale, odora di buono.
Narra la storia di Mariasole, un quadrifoglio in un campo di trifogli. Il vento è la voce narrante che spiega la sua scelta di portare in un campo di trifogli un seme di quadrifoglio, per rendere quel prato fortunato.
Mariasole si lega con Dimè, un piccolo germoglio. Insieme, cantando delle canzoni riescono a stringere delle amicizie con altri trifogli e i vari fiori e animali che popolano il prato.
La diversità viene considerata come una opportunità. Siamo tutti diversi, nell’ossessione omologatrice che vorrebbe farci uguali gli uni agli altri.
Il tono è divertente, allegro che tratta la disabilità senza nessun tipo di tristezza e malinconia. Il finale è meraviglioso, come del resto tutto l’involucro in cui questa storia è stata confezionata.
Un trascurabile dettaglio di Anne-Gaëlle Balpe
Un libro che parla di un bambino nato con un trascurabile dettaglio e delle sue difficoltà, e di tutte le persone che lo sostengono in questa battaglia.
Questo trascurabile dettaglio, è cosí piccolo, che non la si nota nemmeno ma che cresce insieme a lui cominciando a rendere un po’ più complicata la sua vita. Il brutto difetto, come lo chiama lui, è rappresentato da un filo giallo che si ingarbuglia sempre che gli impedisce di fare le cose al meglio.
Un filo che si allunga a scuola allontanando i suoi amici, ingombrandolo così tanto che il protagonista inizia a identificarsi in lui, dimenticandosi tutte le sue caratteristiche e qualità ma che diventa più governabile quando è da solo. L’incontro con un dottore speciale, anche lui con un trascurabile dettaglio, cambia la sua prospettiva. Gli consegna una formula magica per riavvolgere il filo giallo. Formula che gli insegnerà come a imparare a gestire le sue difficoltà.
Le illustrazioni piene di significato, una narrazione delicata e molte rappresentazioni simboliche e materiali per trasmettere in un modo potente il suo forte messaggio. Le persone disabili, non devono essere identificate solo con le loro difficoltà’ ma devono essere sostenute a sciogliere tutti i loro fili.
I 5 malfatti
I 5 protagonisti non sono definibili. Non sono persone, oggetti o animali. Sono dei personaggi, di fantasia dell’autrice, che trascorrono le loro giornata a discutere su quanto sono imperfetti. Fino a quando il loro equilibrio viene turbato dall’essere perfetto. Di fronte a questo piccolo attacco, i personaggi individuano ciò che di buono c’è nei loro difficoltà.
“Io non mi arrabbio mai, la rabbia mi passa attraverso, disse quello bucato.
Io invece conservo tutti i ricordi dentro le mie pieghe, disse il piegato.
Io riesco a vedere delle cose che gli altri non vedono, disse il capovolto.
Io che vedo tutto sbagliato, quando mi riesce qualcosa, si fa festa, disse lo sbagliato.”
La componente lirica si sposa con personaggi imperfetti ma deliziosi e sereni, o forse per il rassicurante messaggio che essere perfetti non è un bene, e che la presunta perfezione non esiste. Le imperfezioni fanno parte di noi, consapevolmente e serenamente.
Mia sorella è un quadrifoglio.
La citazione che apre l’articolo è di Beatrice Masini, che accoglie la lettura del suo Mia sorella è un quadrifoglio.
Una storia che con l’aiuto di psicologi infantili e volontari in collaborazione con la Fondazione Paideia Onlus e l’Associazione Cepim Centro Persone Down di Torino, è rivolto non solo ai bambini ma anche agli adulti per parlare della disabilità serenamente.
Il racconto è il punto di vista di Viola, sorella maggiore di Mimosa, bambina così speciale perché ha la sindrome di Down che viene definita un quadrifoglio. Ci narra le difficoltà di Mimosa, ma anche di come lei sia semplicemente la sua sorellina. Ci racconta degli sguardi curiosi della gente perché come sentenzia Viola, il problema di solito sono i grandi.
Un albo sensibile che ci trasmette che non si può chiedere scusa per quello che si è perché ognuno è speciale a modo suo. È una storia ironica, attenta e riflessiva. La magia viene accompagnata anche dalle illustrazioni di Svjetlan Junaković, ritenuto dalla critica tra gli illustratori più bravi al mondo.
“Le parole di Bianca sono farfalle”
Racconta la disabilità con grazia, eleganza e dolcezza che rende il racconto olirico e pura meraviglia. Dietro alle immagini, alle parole c’è un mondo fatto di colori, stati d’animo, sentimenti e suoni. La storia intima amplia il nostro modo di vivere la realtà, mostrandoci anche un mondo più ricco di emozioni perché Bianca riconosce, con attenzione e sensibilità, i segni delle emozioni sui volti e nei gesti delle persone che la circondano.
Viene usato un linguaggio accessibile, semplice ma non banale. I colori e le illustrazioni arricchiscono la storia consegnando al lettore una storia emozionante e positivamente allegra e positiva. I personaggi sono simpatici e stilizzati e le varie tecniche di colore aggiungono densità e coralità al racconto.
Negli ultimi mesi, è stata pubblicata una particolare edizione all’interno della collana “I libri di Camilla” (Collana di Albi Modificati Inclusivi per Letture Liberamente Accessibili), albi illustrati di successo per l’infanzia ripubblicati da Uovonero in una versione con simboli della comunicazione alternativa aumentativa, in modo particolare con i simboli WLS.
I libri di Camilla sono la risposta ad un’esigenza che veniva chiaramente espressa, per estendere la leggibilità di molte storie a 360 gradi. I libri in simboli sono identici agli originali per formato, nei materiali e nel prezzo di copertina.
Abbiamo a disposizione una storia che racconta la disabilità attraverso un metodo inclusivo. La pura meraviglia!
Martino ha le ruote
È la storia di due compagni di classe. Di Emma, che non smetterebbe mai di raccontare storie e Martino, biondo, riccio e con le ruote. Lei con una forte dote comunicativa che adorava le storie di cavalieri, draghi, lupi, stelle e lune. Lui un bambino zitto. Emma trova in lui, un perfetto ascoltatore. Lei raccontava e lui ascoltava e rideva. Si crea così un legame unico fatto di gesti gentili e abbracci morbidi. Un racconto, in cui Emma impara a gestire anche le difficoltà del suo nuovo compagno, riuscendo anche a diffondere questa delicatezza. Perché come ci ricorda l’autrice, la felicità è come i pidocchi, si attacca. anche se è più bella, perché non fa prurito.
È una storia che, insieme alle illustrazioni eleganti e delicate, riconosce ed accoglie il valore della diversità per imparare anche ad ascoltare una voce che non fa rumore. Non si devono aprire le orecchie ma bisogna fare piano, mettersi vicino e riuscire ad ascoltare le voci zitte del mondo.
Usiamo la letteratura come strumento di comunicazione aperto e libero, senza pregiudizi, libera e aperta come la mente bambini.
Un libro che racconta invece la disabilità dal punto di vista genitoriale. Una mamma che regala magia al proprio piccolo, che si inventa occhi nuovi per guardare la realtà, che creaa corone per aprire orizzonti con quell’amore smisurato che sa trasformare i bambini in piccoli principi.
Così, forti di una corona o un elmo sulla testa, ci si scopre parte di un mondo con vari ostacoli ma ricco e bello da far proprio. Un mondo in cui trovare il proprio posto e in cui ciascuno ha diritto ad avere il suo. Perché il mondo è di tutti, anche di Tobias e della sua mamma.
“Antonino trascina sempre dietro di se un pentolino. Un giorno gli è caduto in testa…non si sa bene il perché. Per via di questo pentolino. Antonino non è più come gli altri”
Educare alla resilienza nella prospettiva di trovare il modo di rendere dei punti di forza i nostri pentolini, e di accogliere quelli degli altri. In tutte le loro forme.
Insomma, per essere come la maestra Margherita bisogna allenarsi e studiare ogni giorno. Perché i bambini meritano bravi educatori e libri che raccontino le differenze con la giusta sensibilità.
Per insegnanti ed educatori, consiglio anche il testo legato a questo racconto “Educazione, pentolini e resilienza”, che offre spunti interessanti e chiavi di lettura approfondite.
Melody
Passiamo ai romanzi, Melody è un libro che tutti dovrebbero leggere. Genitori e insegnanti compresi. Melody è una ragazzina di 11 anni. Non può parlare, camminare né scrivere. È l’alunna più intelligente della scuola ma nessuno lo sa. È una storia che parla di solitudine, di frustrazione, di cattiveria gratuita, ma anche delle possibilità che la stessa Melody, insieme ad alcuni fidati alleati, riuscirà a creare per mostrare ciò che davvero può fare.
Una storia che parla di inclusione, e di come ne beneficino tutti, chi vive la disabilità sulla propria pelle, ma anche chi impara a conoscerla e a vederla come una delle sfaccettature. Una storia che parla di come lo sguardo degli altri cambi tutto, di come possa ingabbiare ed escludere, ma anche di come possa essere educato e diventare rispettoso e incoraggiante.
Da leggere e diffondere nelle scuole. Per ora, uno dei miei libri preferiti in assoluto.
Buona lettura inclusiva!
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