I professionisti della cura devono avere uno sguardo ampio ed essere capaci di osservare diversi punti di vista, da prospettive differenti.
Confrontandomi con la mia cara amica e pedagogista Martina Tarlazzi, dello studio pedagogico epochè di Faenza, abbiamo riflettuto su quanto noi educatori o pedagogisti non possiamo non aver letto alcuni capisaldi di scienze umane o sociali che devono concorrere ad un unico grande obiettivo: aumentare il benessere delle persone. Ci sono libri non dichiaratamente pedagogici, ma ricchi di un sapere che come esperti in educazione non possiamo non aver letto o studiato almeno una volta.
Stigma di Erving Goffman
Eppure, l’intero problema di amministrare lo stigma è influenzato dalla conoscenza o meno della persona stigmatizzata. Comunque il cercare di descrivere la natura di questa influenza richiede la chiara formazione di un altro concetto, quello di identità personale.”
Partiamo da un capolavoro della sociologia. Goffman, autore anche d’Asylums, che tratta il tema delle istituzioni sociali, in Stigma affronta la tematica dell’etichettamento. Noi professionisti dell’aiuto non possiamo non conoscere a fondo questa teoria che è propria della psicologia, della sociologia e anche della pedagogia. Attraverso questo libro Goffman riesce a gettare basi solide per aiutare noi professionisti a non cadere nella trappola dell’etichettamento, che si presenta noi quotidianamente quando siamo alle prese col nostro lavoro di incontro e accoglienza dell’altro.
“Apprendimento cooperativo in pratica” di Anna La Prova
Realizzare l’apprendimento cooperativo per includere gli alunni non è qualcosa che si può improvvisare. Il rischio di incorrere in gruppi tradizionali è reale, per cui occorre tenere presenti alcune regole specifiche e fondamentali, alle quali i diversi autori attribuiscono un’importanza relativa differente.
Non posso non inserire in questa lista un libro di didattica, ovviamente afferente alla pedagogia, ma più contestualizzata. Questo testo può essere fondamentale per tutti quei professionisti che lavorano nella o con la scuola. Ci aiuta a pensare ad una didattica fatta per il gruppo classe, priva di individualismo ed incentrata sulla cooperazione e sulla collaborazione tra compagni. È provato che ormai anche le grandi aziende preferiscono assumere persone con capacità di lavorare in gruppo e che anzi, usufruiscono a volte di corsi di team building, per fare in modo che i dipendenti possano collaborare meglio, appunto perché aumenta anche la produttività.
Sosteniamo i bambini ad imparare già dalla scuola dell’infanzia e dalla scuola primaria a lavorare insieme, perché solo così potranno svincolarsi da quel famoso modo di dire che ha lasciato indietro tante persone della nostra società: chi fa da sé fa per tre. Per una società più accogliente ed inclusiva siamo noi professionisti della scuola che dobbiamo cambiare il paradigma di fondo. Questo libro può aiutare a farlo concretamente, dando consigli ed idee calibrate per le varie esigenze della classe.
Il silenzio del corpo di Robert F. Murphy
Con il manifestarsi della mia disabilità, sono diventato progressivamente più sensibile alla posizione sociale e al trattamento delle persone disabili, e ho cominciato ad accorgermi di sfumature nel comportamento che mi sarebbero sfuggite in precedenza.”
Questo libro è stato scritto da un antropologo divenuto paraplegico a causa di una malattia al midollo spinale. Da professore universitario di antropologia riesce a trattare il tema della disabilità sia dal punto di vista delle teorie che da quello personale, ampliando così il campo con una visione profonda e non scontata. Un libro da leggere per capire meglio il rapporto tra corpo, disabilità e luoghi di vita, spesso non accessibili o strutturati per accogliere ogni persona.
Lettera ad una professoressa dei ragazzi della scuola di Barbiana
Così è stato il nostro primo incontro con voi. Attraverso i ragazzi che non volete. L’abbiamo visto anche noi che con loro la scuola diventa più difficile. Qualche volta viene la tentazione di levarseli di torno. Ma se si perde loro, la scuola non è più scuola. È un ospedale che cura i sani e respinge i malati. Diventa uno strumento di differenziazione sempre più irrimediabile.
Ho adorato questo libro. Fu scritto nel 1967 da Don Milani e dai suoi ragazzi, per contestare il sistema scolastico che caratterizzava quegli anni. Un libro che non aveva uno specifico intento pedagogico, ma che negli anni è riuscito a trasmettere un modo di fare scuola autentico, vero e caratterizzato dal motto I CARE, mi interessa, presente all’interno della classe di Barbiana. Un manifesto che muove da riflessioni profonde e reali che i ragazzi avevano compiuto con il loro maestro Don Milani, utile oggi per non dimenticare mai che se oggi abbiamo insegnanti migliori, lo dobbiamo anche a questa pubblicazione, tanto contestata quanto efficace e veritiera.
L’epoca delle passioni tristi di Benasayag e Schmit.
Viviamo in un’epoca dominata da quelle che Spinoza chiamava le “passioni tristi”. Con questa espressione il filosofo non si riferiva alla tristezza del pianto, ma all’impotenza e alla disgregazione. In effetti, constatiamo il progresso delle scienze e, contemporaneamente, dobbiamo fare i conti con la perdita di fiducia e con la delusione nei confronti di quelle stesse scienze, che non sembrano più contribuire necessariamente alla felicità degli uomini.
Questi due psicanalisti ci portano nel mondo degli adolescenti e ci mostrano le loro fragilità e paure. È un libro che ho usato nella mia tesi sull’adolescenza e, accompagnata dai libri di Gustavo Pietropolli Charmet, mi ha dato buone basi su cui poi innestare un buon progetto educativo. Non dobbiamo mai dimenticare che per lavorare nel disagio, soprattutto quello adolescenziale, è bene lavorare in rete, anche con professionisti come psicoterapeuti e neuropsichiatri. Solo insieme si può accompagnare la persona in situazione di grave difficoltà a comprendere e a lavorare sui suoi punti di forza.
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