“Non è adatto ad una ragazza!” – Libri che raccontano la parità di genere ai pre-adolescenti

Per deformazione professionale, ho da sempre un rapporto cauto con le aspettative e i sogni che ruotano attorno alle future generazioni. Siamo in un’epoca, in cui tante barriere sono state demolite ma il lavoro non è terminato, abbiamo ancora parecchie strade da percorrere.

Per questo, quando per interesse personale ho iniziato a studiare il femminismo, ho capito che come categoria stavamo combattendo la stessa battaglia o forse meglio dire, stavamo cercando di andare nella stessa direzione: lavorare per il benessere collettivo di tutti, nessuno escluso.

Qualsiasi sia il suo sesso, orientamento sessuale, provenienza, religione, disabilità. Come educatori, proprio come codice deontologico, non possiamo sottrarci da questo compito.

Una delle tecniche che negli anni ho usato per raggiungere il mio scopo è la narrazione. La sua potenza nel trasmettere e raccontare realtà possibili e anche anticipatorie rispetto ad una area tematica. Questo è un periodo abbastanza proficuo di narrazioni che spingono i bambini a sognare in grande, e ricordare agli adulti che possono non assecondare la volontà della società. Nel marasma delle pubblicazioni, vorrei suggerirvi dei testi che reputo validi.

Ho già parlato qui, degli stereotipi che si abbattono sulla “virilità” maschile nei confronti di bambini che vogliono giocare con le bambole, o adorano ballare.

Ho proseguito poi con gli albi illustrati che vedono principesse e bambine sotto una nuova luce, e proseguo questo approfondimento con testi per bambine/i più grandi. Dai 9 anni su, e sopratutto per tanti adulti.

Il mio preferito è “Extraterrestre alla pari” della meravigliosa Bianca Pitzorno. È una delle mie autrice preferite e so che siamo un club numeroso di fan.

Che la questione avesse per i terrestri un’importanza fondamentale, Mo l’aveva capito fin dal primo momento. Aveva un bel dire sua madre, che in fondo era una faccenda trascurabile, un particolare minimo che si sarebbe chiarito più avanti e che non avrebbe cambiato niente nei suoi rapporti con la famiglia che l’ospitava… ‘Quelli’ lo volevano sapere al più presto, subito! Anzi, lo DOVEVANO ASSOLUTAMENTE sapere. Altrimenti non avrebbero tenuto Mo a casa loro come era nei patti. E sarebbe stata proprio una bella seccatura tornare su Deneb dopo un viaggio così lungo, dopo tanti progetti sulla vacanza terrestre, dopo che tutto era stato preordinato minuziosamente da vari mesi, solo perché nessuno sapeva se Mo fosse maschio o femmina! Quando i due terrestri glielo avevano chiesto, la madre di Mo aveva fatto una risatina di noncuranza e aveva risposto: ‘Dio mio, non ce lo siamo mai chiesti!’. Poi, davanti al loro sguardo stupito, aveva aggiunto cortesemente: ‘Perché? Dovremmo saperlo? Non abbiamo mai pensato che fosse una cosa importante… Mo è ancora talmente giovane!’.

La storia racconta il soggiorno sul nostro pianeta di Mo, un exterrestre che viene dal pianeta Daneb, e non sa assolutamente a che sesso appartiene. I genitori terrestri non se ne fanno una ragione di questo dato mancante, così Mo prima prova a vivere da maschio e poi da femmina, restando molto colpita/o dalla differenza di trattamento. Ci sono infiniti aggettivi con cui potrei descrivere questa storia, ma ne scelgo solo uno per riassumere: GENIALE. In ogni sua parte. In ogni capitolo c’è un’attenzione al linguaggio, alle parole scelte con cura e amore che dovrebbe essere un testo obbligatorio per tutti i bambini e adulti. È nella mia lista nei libri da leggere prima di morire.  

Tutti conosciamo “Pippi calzelunghe”, la bambina dai capelli color carota stretti in due trecce, con i suoi amici strambi come il Signor Nilsson e Zietto. Chi ha davvero letto i libri? La serie tv e il cartone hanno provato a trasmettere la storia scritta da Astrid Lindgren ma il cuore e l’anima di Pippi rimangono nel romanzo.

 Voi forse siete capaci di addormentarvi senza ninna nanna ma io no devo sempre cantarmela da me

Il suo essere così fuori le righe ci insegna a essere libere/i, a non aver paura di rifiutare gli stereotipi definiti. Educa all’indipendenza, con la sua vita a Villacolle decidendo per se stessa le regole che ritiene giuste. Pippi Pippilotta Viktualia Rollgardina Succiamente Efrasilla Calzelunghe (è questo il nome completo) ci ricorda l’importanza e il valore di essere autentiche, di essere noi stesse/i. Io Pippi l’ho sempre amata, tanto che ho  visitato anche la sua casa a Stoccolma e se siete in quei paraggi, è una gita che consiglio caldamente!

Proprio come ci insegna Pippi, possiamo davvero decidere chi vogliamo diventare. Come ci racconta Gabrilla Jacomella. Una delle grandi domande che si rivolgono ai piccoli riguarda il loro futuro e si traduce con “cosa vuoi fare da fare?”, risposta che si può esaurire in tanti modi ma anche in “Come vuoi essere?”. Ed ecco qui che l’autrice di “Dodici parole” elabora il suo saggio. Dodici aggettivi che vengono raccontati con semplicità non banale, con esempi di donne e storie normali e straordinarie.

Qual è la più grande lezione che una donna dovrebbe imparare? Fin dal primo giorno ha già in sé tutto ciò che le occorre. È stato il mondo a convincerla del contrario” Rupi Kaur

12 parole nel quale ruotano riflessioni, consigli e dati preoccupanti  e testimonainze preziose. Si parte da aggettivi che spesso vengono giudicati con un ottica stereotipa per dargli nuova linfa o forse per capirne davvero il reale significato. Scientifica, appassionata, femminista, competitiva, rivoluzionaria, femminile, sensibile, sognatrice, disciplinata, creativa, tosta, gentile. Dodici parole, dodici aggettivi nei quali riconoscersi. Io ho a 30 anni l’ho trovato illuminante, lo consiglio come regalo a tutti i ragazzini dagli 11 anni in su. Uno di quei libri che avrei davvero apprezzato se mi fosse stato regalato ai tempi che furono.

SEmpre sul tema, “Cosa voglio far da grande”, apro la parentesi delle pubblicazioni di Editoriale Scienza, che si occupa di diffondere libri di scienza rivolti ai giovani lettori/lettrici in modo divertente e mai banale, come “Da grande farò”.

“Fate le cose che vi piacciono e in cui credete. Però non perché sono facili: se le cose vi piaccionono, non è per prendere una scorciatoia, vi piacciono perche’ vi entusiasmano. Il concertto è fare le cose con impegno. E se credete in voi, arriverete a fare tutto quello che volete e a conquistare il successo che vi meritate”

L’autrice di questo testo è Ariel Spini Bauer, una ragazzina di 11 anni che decide di intervistare 10 adulti che ammira e hanno fatto grandi cose in ambiti differenti. Lei 11enne vuole capire quale può essere il ventaglio di possibilità che ha di fronte. Anche in questo caso, si riprende la domanda “Cosa vuoi fare da grande?” tanto semplice quanto intrinseca di un sacco di universi pieni di speranze, sogni e anche la delusione di fallire. Insomma qui si va sul concreto, come piace ai bambini. Le domande di Ariel sono semplici, ma dirette e concrete. Mi è piaciuta molto la domanda: “Cosa ti piace di più del tuo lavoro?”, che in fondo è il filo conduttore di tutto il testo: la possibilità di poter seguire la propria passione con tenacia e duro lavoro. Ogni intervista racconta anche un po’ della personalità del protagonista e i dettagli divertenti non mancano, soprattutto quelli inerenti alla scuola e all’infanzia.

Sono rimasta molto colpita da alcune risposte. Come dell’ingegnere aerospaziale Amalia Eroli Finzi che afferma di amare il suo lavoro perchè la obbliga non solo a pensare ma anche a sognare, e la spinta alla creatività che ti sostiene alle nuove scoperte dell’astrofisica Marica Branchesi. Fra i grandi insegnamenti che troviamo anche citazioni dal “Manuale delle Marmotte” con il suo “Be prepared” ovvero “Sii pronto!”. Insomma i grandi professionisti lanciano un messaggio tanto semplice quanto doveroso: si può lavorare facendo ciò che amiamo.  

Sempre in ambito grandi rivelazioni, voglio parlarvi di Mary Anning, una paleontologa britannica che in tempi in cui il maschilismo era legge, è riuscita a ritagliarsi una fetta importante di rilevanza scientifica. O meglio dire La cacciatrice di fossili” secondo la penna di Annalisa Strada e le illustrazioni di Daniela Tieni.

Anche le nostre mani erano uguali. Dure, incallite, piene di cicatrici ma agili e precise. Al rientro, le mie strofinavano nel catino, ma era come se la sabbia mi avesse già tatuata”.

Una narrazione che non rientra nei canoni usuali. Io non conoscevo la sua storia e sono stata felicemente sorpresa quando mi sono ritrovata ad essere una grande fan di Mary. Il piccolo romanzo inizia descrivendola sua infanzia, le gite con suo padre, la spiccata curiosità e le fatiche che l’accompagnavano. Continua raccontando il suo percorso non scontato ma pieno di sacrifici e soddisfazioni piene e autentiche. Non era sposata ma anzi si trovava in una posizione economica svantaggiosa, senza aiuti o particolari sostegni potendo contare solo sulla forza della sua testardaggine, curiosità e attenzione alla studio. Mary è riuscita a sostenere il peso dei pregiudizi e delle ingiustizie che all’epoca erano vere e proprie condanne. L’autrice ha la capacità di farti entrare all’interno della storia, con un linguaggio “accattivante” e capitoli brevi che ti catturano, è impossibile non fare il tifo per lei.

Viene raccontato anche un episodio in cui Mary viene accusata di aver presentato un falso, e questo dimostra di come gli stereotipi legati alla professionalità femminile abbiano radici storiche.

Editoriale scienza ha creato una collana proprio con lo scopo di raccontare in modo stimolante il percorso di tantissime scienziate, come Margherita Hack e Sylvia Earle, oceanografa di fama mondiale. 

Bambine e ragazze si sono trovate per fortuna colme di storie che raccontano come i sogni possano realizzarsi con lavoro e impegno. Anche nel campo scientifico in cui il patriarcato regna sovrano. Fra la marea di testi in circolazione, “Ragazze con i numeri” è uno dei più valorosi.

Quelle che stai per leggere sono le storie di tante passioni diverse: per la natura, per la medicina, per le invenzioni, per i popoli lontani. Sono storie di ragazze, poi diventate donne famose, che hanno inseguito un progetto e alla fine hanno scritto pagine fondamentali della scienza. Quindici vite fatte di coraggio, di fatica, di entusiasmo, ma soprattutto di sogni che si avverano. Forse un giorno questa sarà anche la tua storia! Il segreto sai qual è? Bisogna crederci.

Non solo per la scelta delle donne da raccontare ma soprattutto per il lavoro di scrittura attento, e con una espressività coinvolgente non banale delle autrici. Le storie sono raccontate in prima persona, una sorta di diario delle protagoniste che aumenta l’empatia e l’entusiasmo dei lettori. Mentre leggevo questi racconti, mi sono sentita vicina a queste grandi donne perché nonostante il loro percorso mozzafiato, hanno dovuto affrontare problematiche comuni. Margaret Mead, probabilmente l’antropologa più famosa al mondo, ha dovuto aspettare il suo primo stipendio prima di pagare la sua prima spedizione all’estero, dovendo anche convincere il padre per iscriverla all’università. Jane Goodall, per iniziare le sue ricerche tra gli scimpanzé, è stata accompagnata dalla madre perché le autorità inglesi le hanno concesso il permesso di ricerca solo se accanto a lei ci fosse stata un’altra persona. Tutte queste grandi professioniste, hanno dovuto affrontare pregiudizi e stereotipi sia in ambito lavorativo e soprattutto nel privato. In tutte le biografie si respira un’atmosfera accattivante, che stimola la lettura e soprattutto la curiosità per fantasticare e sognare un po’ più in alto.

Per ragazzi dai 14 anni in sù, consiglio invece una storia d’amore fuori dagli schemi. “Ti amo in tutti i generi del mondo”, di Giorgia vezzoli, autrice di “Mi piace spiderman..allora?” di cui vi avevo parlato qui.

“Se trovassi la persona giusta non avrebbe importanza il suo genere”.

Racconta una storia d’amore insolita ma con una base tanto semplice e delicata che traccia un segno al termine della lettura. Non mi piace raccontare la trama perché credo tolga il piacere della lettura ma l’incontro fra Nina e Sasha merita davvero di esser condiviso per svariati motivi. Innanzitutto è una bella storia, ma anche perché l’autrice racconta il tema dell’identità di genere con naturelezza, usando termini adeguati come “agender”, “androgino”, “bigender”, “transgender” e molti altri, ampliando l’orizzonte della nostra realtà. Tutto ciò di fronte ad un personaggio che si avvicina a queste tematiche per la prima volta e non ha idea di cosa si riferiscano questi termini, ma si avvicina senza giudizi, interessata a capirne un po’ di più. Soprattutto per il suo cuore.

Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere aggiornato sui prossimi in uscita ma anche per conoscere e raccontare storie e progetti su tematiche pedagogiche e sociali, puoi mettere un like sulla mia pagina facebook.com/diariodiuneducatrice

[facebook_likebox case_type=”like_box_button” fbl_id=”8″][/facebook_likebox]

[instagram-feed]

Annalisa Falcone
Sono un’educatrice e pedagogista. Non potrei immaginarmi a vivere felicemente senza questa meravigliosa e faticosa professione. Adoro leggere e la pedagogia è la mia passione più grande. Ho studiato e lavorato a Milano, Bologna e ad Alicante, piccolo e piacevole paese a sud della Spagna. Faccende di cuore mi hanno portato nel 2015 nell’affascinante Londra.

Leave a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *