Ai bambini piace cenare con il gelato, mangiare cioccolata e guardare i cartoni animati.
Eppure noi adulti sappiamo quanto una vita fatta di sfumature, regole e possibilità sia preziosa quanto fondamentale.
“Perché piace ai bambini” è la scusante ormai diffusa da parte del mondo dei grandi (tra genitori e personale educativo) per giustificare delle scelte povere dal punto di vista educativo. Per questo vengono selezionati contenuti web dubbiosi, materiali discreti e linee pedagogiche critiche che attraversano il pensiero “Ai bambini piace”.
Perché ai bambini piace? cosa piace? Cosa significa?
Ai bambini piacciono i porti sicuri, braccia calde e riproporre meccanismi, giochi ed utilizzo di materiali che sono per loro consolidati, così da rinsaldare le loro routine e i propri livelli di sicurezza.
In questo assetto ci si dimentica spesso che siamo noi gli adulti e con questo ruolo dobbiamo abbracciare la responsabilità di aprire le porte a nuovi apprendimenti e proporre alternative, modifiche e cambiamenti che possano favorire lo sviluppo globale e ricco di occasioni e opportunità inclusive.
Significa fare un attento lavoro di estrema osservazione, andare oltre la superficie sottile che si nasconde dietro ad alcune scelte e comportamenti per creare nuove strade e sentieri di curiosità affinché imparare sia sempre una possibilità stimolante e ricca.
Nelle relazioni familiari possono scaturirsi delle dinamiche dettate dalla poca conoscenza, da un legame affettivo profondo che possono nascondere lati più articolati delle proposte da avanzare ai più piccoli. Come professionisti dell’infanzia invece dobbiamo porre maggior attenzione e avanzare la nostra intenzionalità educativa attraverso uno sguardo più acuto capace di cogliere i dettagli.
Ad esempio riflettiamo sui materiali che predisponiamo nei servizi. I materiali destrutturati offrono una varietà di possibilità, ricerca di incastri, equilibri, combinazioni davvero infinita oltre ad una sensorialità spiccata e peculiare. Negli ultimi anni si sta sviluppando una sensibilità attorno al loro uso che sta pian piano sostituendo i classici mattoncini che noi tutti conosciamo. Anche i famosi Lego consentono varie opzioni di composizioni e associazioni ma hanno un sistema di assemblaggio semplice che rischia di banalizzare il processo dei pensieri. Oltre al fatto che ci sono migliaia di esempi e riproduzioni da seguire e quindi ha assunto un carattere più strutturato rispetto ai suoi anni di gloria. Ovviamente sono dei materiali con un’ampia gamma di prospettive ma la sua fama diffusa rischia di chiudere le soluzioni, rispetto alla ricerca di trovarne di nuove.
Oppure ragioniamo attorno all’area relazioni. Quando dettate dalla professionalità, l’apertura di sguardi, opportunità ed incontri che si sviluppano nei contesti educativi tra i bambini e le varie figure educative sono davvero pura possibilità di scoprire gli orizzonti. Instaurare differenti possibilità relazionali permette di amplificare le occasioni non solo di apprendimento più immediate ma anche di scoprire lati e caratteristiche del proprio sé che possono svilupparsi attraverso l’incontro di personalità e identità plurime.
Rientra in questa prospettiva anche la scelta di una letteratura per l’infanzia di elevata qualità. Significa prediligere illustrazioni artisticamente meravigliose, un linguaggio non banale ma che sappia rappresentare i bambini in modo autentico. Tale scelta si esercita nel coraggio di escludere una grande fetta della produzione di massa tra personaggi superficiali (quali Peppa Pig, principesse monocromatiche e monotematiche) disegnati con tratti grotteschi e non progettati con cura. Vuol dire allenare un certo tipo di pensiero e sguardo capace di oltrepassare i facili inganni.
Questo è un lavoro che obbliga ad un’introspezione personale profonda. Un’opera che risulta faticosa e spesso può sembrare anche banale ma è la base per provare a vedere al di là delle mere apparenze.
Oltrepassiamo quel “piace ai bambini” e sostituiamolo con “Ciò che potrebbe interessare, stupire e accendere la miccia della meraviglia per loro”.
Diventiamo adulti che siano vele spiegate verso nuove esplorazioni, mettiamo colori differenti nelle nostre tavolozze, assumiamo una postura di ricercatori di prospettive ampie per creare diverse mappe orientative. Usiamo bussole che possano portarci ovunque con diverse andature.
Lo racconto anche nel mio testo “Dalla parte dell’educazione” in modo trasversale a più tematiche rispetto ad un tipo di pensiero educativo che possa diffondere una cultura dell’infanzia capace di mettere al centro un ventaglio di sfumature degne della cura che i bambini meritano di avere. Basata sul rispetto reciproco e su l’intenzionalità educativa propria di un lavoro così meravigliosamente complesso.
Trovate un approfondimento di queste tematiche nel mio testo “Dalla parte dell’educazione”
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