Come progettare le uscite al nido e alla scuola dell’infanzia 

Quando si parla di outdoor, il contesto naturale è quello a cui si pensa abitualmente. Ambienti come i boschi, giardini e parchi riemergono dall’immaginario insieme ai loro elementi caratteristici come terra, acqua, foglie e alberi. Come si fa outdoor quando il contesto del servizio educativo non ha alla portata questi luoghi? Occorre sacrificare questa potenzialità per abitare così spazi circoscritti al nido e alla scuola dell’infanzia?

Maria Montessori ha fondato il suo pensiero su quanto l’ambiente sia essenziale per l’apprendimento e da qui nasce il seme per dire che l’outdoor education si può praticare anche in contesti urbani, come le città.

 

In una prospettiva democratica, in cui i bambini e le bambine sono i cittadini e le cittadine con diritti peculiari della loro età conoscere il proprio territorio è una parte imprenscindibile del loro essere cittadinanza attiva. In qualsiasi stagione, temperatura e condizione atmosferica, anche fredda. 

Inoltre con uno sguardo ecologico, occorre proporre ai bambini e alle bambini esperienze del mondo al di fuori dal contesto a loro dedicato così che loro possano conoscerlo, apprezzarlo per amarlo e prendersene cura con tutte le strategie necessarie.  Da adulti sappiamo quanto l’emergenza climatica ci costringa a pratiche di cautela verso il pianeta terra, se invece ribaltiamo la prospettiva e facciamo della cura dell’ambiente circostante una sana abitudine anche l’assetto climatico potrebbe notevolmente modificarsi. Tutta la comunità sociale e ambientale ne trarrebbe beneficio. 

Così le città diventano luoghi di esplorazione, in cui le curiosità si moltiplicano come le sue caratteristiche, elementi e gli sguardi di studio, approfondimento e sviluppo.

 

In questo assetto, le uscite al nido e alla scuola dell’infanzia non sono più occasioni sporadiche ma diventano momenti ordinari e sistematici, in cui i bambini hanno la possibilità di entrare in contatto il proprio quartiere (e non solo!), creare dei legami con i negozianti, conoscere e farsi conoscere da chi vive quell’area. 

Come si può fare tutto questo in sicurezza?

Corda

Quando il gruppo dei bambini supera i 4 (e dunque le mani a disposizione dei due adulti presenti), occorre usare la corda per mettere la sicurezza dell’esperienza al primo posto. Apparentemente la corda può apparire una costrizione per i bambini (ne ho sentite tante negli anni!) ma in realtà la sua utilità è multifunzionale sotto diversi aspetti. 

Oltre alla sicurezza di avere i bambini in una fila unica con potenzialmente un adulto che apre la fila e uno che la chiude così che il gruppo rimanga compatto, la corda stimola e incoraggia l’autonomia dei bambini che tenendo salda la maniglia possono camminare con serenità nei momenti più critici come l’attraversamento pedonale e la percorrenza inmarciapiedi stretti. I bambini e le bambini non sono costretti a tenere le mani di un adulto ed il loro camminare come gruppo fortifica la loro competenza di autoefficacia, di portare a termine un compito complesso che rinforza l’autostima. 

La dispozione delle maniglie alternate consente loro di avere lo spazio necessario per muoversi e camminare con serenità seguendo comunque tutto il gruppo. La corda è dunque punto di riferimento e base sicura a cui affidarsi per sentirsi accolti e sicuri durante l’esplorazione del quartiere che attiva varie emozioni e sensazioni ma anche lievi timori per un’esperienza fuori dal comune. Per questo, le uscite ordinarie sono utili anche nel rinforzare il senso di sicurezza e confidenza dei singoli bambini e dell’intero gruppo. 

I bambini sono così soggetti attivi, capaci di tenere il passo, impugnare la maniglia e rivolgere lo sguardo al mondo, ad una particolarità specifica, di tenere il naso all’insù.

La corda inoltre incoraggia la capacità dialogica tra i bambini e adulti che osservando tutti gli elementi incontrati e si scambiano così pensieri, opinioni, osservazioni. Proprio qui prende forma la necessità di condividere con gli altri, di incoraggiare i loro punti di osservazione, mostrare loro altri panorami e dettagli così da favorire anche le relazioni tra i bambini che uniscono le loro domande e prospettive alimentando le loro competenze sociali e comunicative. 

Carrellino e fascia

Per le uscite con più piccoli si possono usare due strumenti: il carrellino -passeggino multiplo adatto e progettato proprio per le uscite dei servizi educativi. Ci sono diversi modelli anche i costi sono davvero elevati. Un altro mezzo utile in questo senso è il portare in fascia! Così da avere le mani libere per tenere la corda e spingere passeggini!

Prove

Prima di varcare i cancelli del nido e scuola dell’infanzia occorre vivere il contesto naturale del proprio servizio per acquisire competenze e abilità necessarie all’esplorazione come la fiducia nelle proprie competenze, allenare uno sguardo attento al mondo circostante e questo comporta tentativi, prove ed errori anche nell’essere cordata.

Prima di compiere la prima uscita è necessario fare numerose prove all’interno del giardino, così da acquisire consapevolezza dello strumento in un ambiente protetto e sicuro, calibrare il passo, apprendere una modalità differente di essere gruppo e trovare insieme un nuovo equilibrio.

Non abbiate timore di queste prove, consiglio di compierle anche tutti i giorni per una o due settimana così da comunicare costantemente le regole (esempio: non si lascia la maniglia) ed interiorizzarle nel momento in cui si oltrepasserà la porta del nido e scuola dell’infanzia.

 

Conoscenza del territorio

Occorre conoscere ciò che quartiere del servizio educativo offre rispetto a possibili conoscenze ed esplorazioni. Scoprire la piazza del proprio paese, creare un contatto con i commercianti, vivere il mercato, frequentare la biblioteca, curiosare nel vivaio, comprare pane e frutta sono tutte occasioni preziose di creascita e sviluppo per la cittadinanza attiva. 

Si scopre una realtà non replicabile al nido, si fa esperienza della realtà per poi acquisire linguaggio, competenze, gesti, schemi culturali da interiorizzare ed utilizzare nel proprio percorso di sviluppo degli apprendimenti.

Esplorare il territorio vuol dire anche incontrare specie di alberi differenti con le sue caratteristiche, persone differenti dalle persone di riferimenti come i negozianti, popolazione del quartiere come persone anziani, altri bambini e volti nuovi così da ampliare conoscenze e immaginario. 

Rapporto numerico

Le regolamentazioni rispetto al rapporto numerico al nido e alla scuola dell’infanzia non fanno riferimento alle uscite sul territorio, per questo tutto si basa sul buon senso e sulla nostra percezione di sicurezza e sulla fiducia acquisita fino a quel momento. Tanti servizi che non usano la corda, usano la regola del “Un adulto per due bambini perché ci sono due mani” ma con la corda si aggira questa difficoltà. L’esperienza insegna che inizialmente le uscite possono essere brevi e vicine al servizio così da costruire competenze per grandi e piccoli a piccolo gruppo e poi comprendere le possibilità di ogni gruppo. 

Con la scuola dell’infanzia, in una sezione di 17 bambini competenti e abituali alle uscite, ho sperimentato che la sola presenza di due adulti è funzionale. Con i bambini del nido, inizialmente consiglio due adulti per 5-7 bambini, ed in seguito comprendere le possibilità di crescita di ogni singolo gruppo ed educatrici di riferimento. Non c’è una regola universale ma buone pratiche da costruire insieme. 

Cartellini e pettorine

La corda impone la competazza del gruppo, tenere uno spazio libero tra le maniglie facilita inoltre la conta dei bambini e delle bambine presenti ma uno strumento in più per consentire una totale sicurezza è quello di consegnare ai bambini un cartellino che indosserrano come una collana con il nome del bambino o della bambina, insieme al nome  del servizio educativo e i numeri da contattare per possibili emergenze.  Molti servizi utilizzano anche delle pettorine colorate o bianche per essere facilmente riconoscibili anche dall’esterno ed è uno strumento che consiglio perché negli anni ho potuto sperimentare i vantaggi. 

Materiali da portare

Uscire vuol dire anche portare alcuni strumenti indispendabili oltre la corda. 

Innanzitutto i documenti personali del personale educativo per possibili controlli o emergenze, denaro così che di fronte ad esigenze particolari non si incontreranno difficoltà (so che sono elementi banali ma spesso nella frenesia dell’uscita ci si dimentica dei fondamentali). 

Inoltre nella lista dei materiali da portare bisogna inserire anche il numero dei genitori dei bambini e qui ogni servizio conosce le proprie regole e strumenti (chi usa l’app con il tablet, chi ha una telefono a disposizione, chi una lista cartacea). 

Elencato cosa serve per garantire sicurezza, passiamo dunque all’esplorazione del territorio! Qui i materiali sono molteplici e dipende molto dalla meta scelta. Lenti di ingradimento, sacchetti per la raccolta degli elementi naturali, binocoli possono essere usati per una scoperta in luoghi naturali come parchi, giardini e boschi.

Si possono portare fuori anche dei materiali che si utilizzano dentro così da connettere i due ambienti e dar loro nuovo significato. Gli albi illustrati, soprattutto quelli di divulgazione scientifica, possono incoraggiare la scoperta e l’approfondimento, la categorizzazione, la ricerca. 

Le storie possono essere ascoltate e lette in un contesto naturale e quale migliore occasione per stimolare attenzione, concentrazione e lasciarsi immergere in un racconto in mezzo alla natura? Fogli e matite possono essere utilizzate per le copie dal vero allenando così le competenze relative all’osservazione. 

 

 

Rapporto con le famiglie

Le uscite sul terrotorio devono far parte del patto di fiducia con le famiglie, condividendo con loro la progettazione, i benefici che ne conseguono, coinvolti nei racconti attraverso la documentazione scritta e fotografica. Mostrare la corda alle riunioni può essere una valida strategia in questo senso. 

Fiducia

La fiducia nei bambini e nelle bambine, tra adulti, nelle competenze di ciascuno è parte essenziale di ogni progettazione educativa, in modo particolare quelle relative all’outdoor urbano perché le possibilità, come le occasioni, gli imprevisti ed i rischi si moltiplicano. Per questo ancorarsi alla fiducia di noi stessi e soprattutto negli altri è una pregorativa del vivere il contesto naturale. La fiducia la si vede nel tempo che si concede e si offre agli altri nel provare e sbagliare,  così da offrire un terreno fertile alle situazioni affinché si evolvano e si sviluppino. La fiducia si nutre di ascolto, osservazione, connessione e conoscenza. è un gioco di equilibri tra l’essere presente ma non interferire quando non è necessario. 

Rischi

Il fuori è un contesto multiplo di apprendimenti ma anche di rischi ed inciampi. In questo articolo non possiamo approfondire questo aspetto ma è necessario ribadire cosa intendiamo per rischio, e cosa mettiamo sotto la definizione di “accettabile” e “reale”. La vita è fatta di incovenienti e stare fuori (ma in realtà anche dentro) significa essere consapevoli che non possiamo avere il controllo di tutto ciò che accade attorno a noi.

L’obiettivo di costruire una consapevolezza adattiva alla vita socuale riguarda anche la capacità di sviluppare strategie e risorse per accogliere questa incertezza, scegliere la mossa giusta da fare di fronte agli ostacoli e prenderci la responsabilità delle conseguenze. Tutto questo facendo di tutto per mettere la sicurezza al primo posto (corda, rapporto numerico, numeri di telefono, conoscenza del territorio, fiducia nei bambini, regole interiorizzate). 

Regole

Le regole fanno parte della vita in comunità e dunque anche delle esplorazioni del territorio. Nelle uscite bisogna che siano poche e chiare come non lasciar mai la corda, non tenere nulla nell’altra mano per avere un appoggio per eventuali cadute e mantenere così l’equilibrio, fermarsi con le educatrici, ascoltare le loro indicazioni. 

Adulti accompagnatori

Il contesto urbanistico con le sue enormi potenzialità e occasioni obbliga gli adulti a porsi non solo in ascolto ma domandarsi con quale modalità noi grandi abitiamo il mondo? con quale sguardo?. La città come il contesto naturale, con le sue mille potenzialità, impone ai grandi di farsi guidare delle domande dei bambini e dalle bambine, dalle loro osservazioni, alzare il naso verso il cielo e guardare il mondo alla loro altezza, fermando le immagini attraverso le loro parole e immagini. 

Conclusioni

Abitare il mondo nella sua concretezza valorizza il processo di sviluppo dei bambini e delle bambini arricchendolo di occasioni differenti e stimolanti. Il fuori offre una serie di circostanze connettendo dinamiche che stimolano l’apprendimento, non solo dal punto di vista cognitivo ma anche sociale ed emotivo, e solo con il giusto accompagnamento i piccoli riusciamo a comprendere com’è fatta la realtà in cui vivono, comprenderla per accoglierla, modificarla e migliorarla. 

Trovate un approfondimento di queste tematiche nel mio testo “Dalla parte dell’educazione”

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Annalisa Falcone
Sono un’educatrice e pedagogista. Non potrei immaginarmi a vivere felicemente senza questa meravigliosa e faticosa professione. Adoro leggere e la pedagogia è la mia passione più grande. Ho studiato e lavorato a Milano, Bologna e ad Alicante, piccolo e piacevole paese a sud della Spagna. Faccende di cuore mi hanno portato nel 2015 nell’affascinante Londra.

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