Come progettare le riunioni con i genitori al nido e alla scuola dell’infanzia

Come professioniste della cura sappiamo quanto l’alleanza con le famiglie sia una parte essenziale nei servizi educativi. Per questo anche la costruzione della fiducia, la relazione con i genitori deve essere inserita nel pensiero progettuale di ogni nido e scuola dell’infanzia. Le riunioni con le famiglie diventano così occasioni preziose di scambio, in cui il legame tra le parti si sviluppa, si rinforza e si esplicita condividendo pensieri ed emozioni. 

L’alleanza scuola famiglia non serve se è unidirezionale: bisogna invece chiedersi “Cosa possiamo fare per i bambini a partire dal ruolo che rivestiamo?”

Gli imperativi categorici, le chiusure nel “non sappiamo/possiamo fare diversamente ed è cosi” non aiutano a sviluppare una comunità educante che tiene al centro i bambini.

Serve un passaggio da “Cosa vuole da me?” A “che cosa possiamo fare insieme?” “A chi mi rivolgo? Cosa vogliamo comunicare come equipe?” . Sono le domande da cui la progettazione deve partire. 

Le domande ci obbligano a cogliere anche l’imprevisto, il dover mettere in discussione le proprie strutture operative a volte, il dover tenere il significato e il senso di certe modalità, aver ben chiaro del perché si fanno alcune scelte e non altre.

Progettare l’incontro con le famiglie significa far propria la responsabilità del ruolo che si ricopre, del mandato di cui siamo portatori.

Non si tratta di dover negoziare con le famiglie il proprio orientamento educativo che si esplicita durante gli open day ma di considerare le famiglie come interlocutori paritari a cui è necessario esplicitare il proprio progetto al fine di poterlo discutere, in una logica non oppositiva ma complementare.  

In tale ottica è necessario creare fin da subito un clima familiare e condividere prassi, racconti e mettere in atto una collaborazione attiva permettendo di tessere relazioni, complicità, affinità con spazi prestabiliti durante tutto l’anno educativo.

Il nido e la scuola dell’infanzia non sono solo i luoghi di cura e attenzione alla prima infanzia ma accolgono anche i nuclei familiari, con le loro storie e complessità con l’obiettivo di creare un abbraccio tra adulti consapevoli dell’enorme responsabilità che hanno nell’accompagnare i bambini e le bambine nel loro processo di crescita. 

Prendersi cura della prima infanzia significa prendersi cura anche delle famiglie in una progettualità condivisa e attiva. 

Accogliere un bambino vuol dire anche accogliere la sua famiglia perché i servizi educativi hanno intrinsecamente nel proprio mandato anche l’intento di aprire le sue porte e i suoi “saperi” al mondo, e lo deve fare con tutta la conoscenza e competenza della materia che ricopre. 

Come trasportare questo sapere in pratiche progettuali e azioni concrete con le famiglie? Come condurre le riunioni con le famiglie attivando una modalità aperta e partecipativa? Come coinvolgerle?

La riunione capovolta e aperta apre a numerose strategie operative e possibilità di azione in cui ci mettiamo in gioco come professionisti in un assetto in cui le famiglie parlano e noi ascoltiamo. 

Le riunioni con i genitori aprono sempre a mille domande, dubbi e azioni concrete relative alla gestione dell’incontro. Quelle di inizio anno hanno scopi differenti rispetto alle altre. è fondamentale progettare l’obiettivo dell’incontro e esplicitare in equipe che cosa vogliamo comunicare. 

La parte relativa a tutte le informazioni di servizio è sempre presente ma non deve mai diventare la fetta prioritaria dell’incontro, facciamo in modo che sia la una quota minoritaria in termini di tempo della riunione. 

Per creare un legame è necessario conoscere e accogliere ciò che l’altro può e vuole esprimere dal punto di vista della propria storia familiare e del vissuto emotivo. Per questo iniziare con un gioco può essere una valida opzione. Ad esempio chiedendo ai genitori di raccontare le motivazioni che hanno portato a scegliere quel determinato nome, è una condivisione molto significativa perché nel nome ci possono essere degli aspetti molto carichi sotto diverse prospettive, è un racconto che spesso genera unione tra le persone che condividono emozioni importanti e spesso storie comuni. Come ad esempio chi ha intrapreso il percorso di fecondazione assistita e ritrova compagne delle medesime difficoltà in quel cerchio comunitario. 

Oppure alzarsi in piedi, prendere una palla e chiedere delle brevi presentazioni ai genitori con questa modalità chiedendo a ciascuno di tirarla a chi prenderà la parola.

Chiedere di scrivere le aspettative, le emozioni riguardanti l’ingresso nel servizio educativo può essere una valida opzione, come quella di creare dei mini laboratori per adulti o delle mostre in cui racconta e si espone la nostra idea di infanzia. 

Gli albi illustrati che si possono utilizzare nelle riunioni sono molteplici ma come per qualsiasi azione bisogna essere in grado di esplicitare gli obiettivi, scegliere con cura la narrazione, cogliere i possibili risvolti e pensieri, e preparare la lettura. Le storie sono dei mezzi importanti ma non possono fare tutto il lavoro che invece tocca a tutte le professioniste. Quello di esplicitare ciò che vogliamo dare forma, comunicare e trasmettere alle famiglie. 

Relazione, ascolto e libertà: far sentir liberi di parlare i genitori, utilizzando strumenti e per offrire loro questa occasione non solo con la parola ma anche con altri linguaggi.  Anche in anonimato.

Ciò che emerge si può utilizzare per progettare gli incontri successivi in un clima di fiducia reciproca. Gli incontri tematici come la gestione dei morsi, i benefici dell’outdoor education, i vantaggi del materiale destrutturato, un affondo sul tema dei lavoretti, quanto sia molto più significativo offrire ai bambini ambienti e materiali stimolanti così che siano loro a creare i loro apprendimenti senza avere delle consegne pre definite, possono essere una valida opportunità di condivisione. 

I genitori che si sentono coinvolti e partecipi sono una vera risorsa per tutti: oltre ad essere beneficio fondamentale per il benessere dei piccoli protagonisti che vivono il nido per la maggior parte della loro giornata, lo sono anche per il servizio educativo in termini di fiducia e collaborazione. 

Queste modalità sicuramente più impegnative in termini di tempo, risorse ed energie aprono all’incognito ma potreste scoprire che i genitori sono una potenza e come alleati possono aprire ad occasioni di scoperta prelibate!

Una buona relazione con le famiglie richiede di essere progettata con estrema attenzione, predisponendo delle strategie e competenze adeguate che siano in grado di costruire delle buone pratiche capaci di creare un dialogo accogliente. Per questo, per chi volesse approfondire ho costruito un corso di formazione con l’obiettivo di connettere teoria e pratica per costruire una buona alleanza con le famiglie con un focus sulle riunioni e sui colloqui. 

Trovate qui tutte le informazioni. Non è obbligatorio seguire la diretta, si possono acquistare le registrazioni che saranno valide per tre mesi, anche degli incontri già avvenuti.

Se vi sentite smarrite e sole, un supporto formativo e-o una supervisione, è meno costoso in termini di benessere generale rispetto ad un gruppo di genitori che non si sentono ascoltati.

Trovate un approfondimento di queste tematiche nel mio testo “Dalla parte dell’educazione”

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Annalisa Falcone
Sono un’educatrice e pedagogista. Non potrei immaginarmi a vivere felicemente senza questa meravigliosa e faticosa professione. Adoro leggere e la pedagogia è la mia passione più grande. Ho studiato e lavorato a Milano, Bologna e ad Alicante, piccolo e piacevole paese a sud della Spagna. Faccende di cuore mi hanno portato nel 2015 nell’affascinante Londra.

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