“Dobbiamo prepararli alla primaria!”. Questo è il coro più sentito e percepito da educatrici e genitori dei bambini e delle bambine della scuola dell’infanzia.
Attività al tavolo, lettere, numeri, schede di pregrafismo, addirittura libroni, insomma una grande corsa a tutte le competenze possibili (musica, inglese, nuoto, atletica) per arrivare alle elementari ben preparati. C’è una tendenza a scolarizzare l’infanzia, con la corsa ad anticipare gli apprendimenti dei bambini “perché dobbiamo sempre prepararli allo step successivo” dimenticandoci del qui e ora. Ci sono determinate fasi di sviluppo e il ruolo della scuola dell’infanzia ha specificità peculiari di questa fascia d’età, ben differenti dal nido e dalla primaria. Dal punto di vista della crescita fisica, emotiva, relazionale, cognitiva, questi anni sono particolari ed estremamente diversi dal nido e dalla primaria.
Quali competenze dovrebbero avere i bambini che iniziano la scuola primaria?
Abbiamo a disposizione un documento prezioso relativo agli apprendimenti da stimolare alla scuola dell’infanzia che dovrebbe essere la nostra mappa: le indicazioni nazionali per il curriculo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione.
In questo documento si evince che la scuola dell’infanzia ha la finalità di promuovere nei bambini lo sviluppo dell’identità, dell’autonomia, delle competenza e li avvia alla cittadinanza. Nella parte introduttiva si indica non solo chi sono i bambini da 3 a 6 anni ma anche quale adulto dovrebbe accompagnarli nel percorso della scuola dell’infanzia.
Nella pratica come si può tradurre?
Come sempre prendendo in mano un buon manuale di psicologia dello sviluppo e partendo da loro: dai bambini e dalle bambine come protagonisti dei loro apprendimenti. Essere i loro adulti di riferimento significa porsi le giuste domande:
Come avviene l’apprendimento in questa fascia d’età? Quali sono gli ingredienti e gli strumenti per l’apprendimento?
Il gioco autodiretto, la libera scoperta, l’apprendimento attraverso il fare sono gli strumenti per uno sviluppo sostenibile e funzionale delle competenze (tutte!!! Non solo i campi d’esperienza) e ogni bambino ha un’individualità spiccata anche nel modo di apprendere (ovviamente), e questa individualità dovrà essere tesoro da custodire, e lucidare da parte dell’insegnante dell’infanzia perché il bambino arrivi alla primaria con sufficiente consapevolezza di essere soggetto protagonista del proprio apprendimento.
Non serve obbligarli al tavolo, costruire attività per tutti come se i bambini fossero persone fotocopia, non imparano tutti nello stesso modo, con le medesime tempistiche, con strategie identiche.
Non bisogna saper leggere, scrivere, far di conto fino al 20, riconoscere suoni e codici. Come la buona semina, bisogna prima occuparci che il terreno sia fertile affinché gli apprendimenti, così come fiori e frutta possano crescere e nascere in modo maturo.
Occorre focalizzarci sulle carattersitiche dello 3- 6 anni, delle sue particolarità e funzioni senza temere la perfomance che vede nel bambino di 5 anni un piccolo adulto già scolarizzato.
Seguire, osservare, ascoltare, accogliere e rilanciare i bisogni dei bambini e delle bambine significa proprio sostenere i loro apprendimenti, stimolare alla scrittura, mettendo a disposizione nell’ambiente materiali accativanti e stimolanti se notiamo interesse e curiosità, non imporre le schede per imporre la scrittura perché siamo convinti che i bambini debbano intraprendere la primaria con questa competenza.
Per questo bisogna stimolare le loro domande, incoraggiare i loro pensieri e prenderli per mano nel cercare risposte e altre domande.
Scrivere e leggere sono attività altamente complesse che richiedono competenze articolate e una base sicura di abilità apprese solide come la motricità fine, la lateralità, l’esercizio dei muscoli della mano. Tutte esperienze stimolate da diverse esperienze che devono essere fatte PRIMA del processo di apprendimento della scrittura.
Imparare ad indossare le scarpe richiede grande concentrazione, movimenti precisi, incastro, sequenzialità, tutte competenze necessarie alla scrittura.
A noi professionisti spetta il compito di ribaltare il nostro ruolo e di capirne l’importanza reale. Stravolgere il nostro ruolo di sostenitori nella scuola dell’infanzia e passare da essere l’insegnante a essere facilitatore di apprendimenti. Noi abbiamo questa responsabilità perché fare educazione non significare fare animazione o intrattenimento.
I bambini di oggi hanno perso un certo tipo di adesione alla realtà che deve essere recuperata a scuola. La scuola deve dare ciò che serve ai bambini che non viene fornito dalla società, quindi ora più che mai deve dare la concretezza dell’apprendimento attraverso alcuni elementi.
Tramite l’errore come inciampo fertile indispensabile, perché costringe a fermarsi, a riflettere, modificare, organizzare il pensiero e così l’apprendimento.
Tramite l’esperienza, del fare concreto, utilizzando il corpo come strumento di conoscenza di sé nel mondo. Muoversi è il primo fattore di apprendimento: cercare, scoprire, saltare, correre a scuola è fonte di benessere e di equilibrio psico-fisico. I bambini giocano con il loro corpo, comunicano, si esprimono con la mimica, si travestono, si mettono alla prova, anche in questi modi percepiscono la completezza del proprio sé, consolidando autonomia e sicurezza emotiva.
Le indicazioni indicano 4 campi di esperienza (e non insiemi di nozioni) che offrono specifiche opportunità di apprendimenti, ma contribuisce a realizzare i compiti di sviluppo pensati unitariamente per i bambini dai 3 ai 6 anni in termini di identità (costruzione del é, autostostima, fiducia nei propri mezzi), di autonomia (rapporto sempre più consapevole con gli altri), di competenza (come elaborazione di conoscenze, abilità, atteggiamenti), di cittadinanza (come attenzione alle dimensioni etiche e sociali).
Possiamo anche incoraggiare, sostenere e infilargli nella testa l’alfabeto e fare in modo che ripetano (spesso a pappagallo dietro le insistenze degli adulti) i numeri fino al 20 ma mettiamoci in ASCOLTO.
Lui o lei è interessata all’alfabeto? Io adulto sono consapevole dei benefici del gioco diretto dai bambini? Dove arrivano i miei incoraggiamenti e dove i miei desideri di vedere brillare le sue competenze così che brillino anche le mie come adulto?
Se stesso con l’altro
Questa area riguarda la sfera del sé come consapevolezza del proprio corpo, le competenze relative all’autonomia: mettersi le scarpe, infilarsi la giacca, chiuderla e metterla in ordine, pulirsi dopo esser andati in bagno, prendersi cura dei propri oggetti personali, vestirsi senza bisogno di aiuto, utilizzare un coltello per tagliare la frutta.
Preparare la tavola aiuta nella costruzione di ordine e temporalità: prima la tovaglia, poi i piatti e via dicendo. Sostiene anche nella coordinazione occhio-mano (preparo la brocca con l’acqua), ma anche nelle abilità numeriche: quanti siamo? quanti bicchieri?
L’acquisizione delle autonomie li sostiene nel prendersi cura del se pratico e così sviluppare anche il proprio sè emotivo e pensiero cognitivo. Non solo in relazione a se stesso ma anche nella vita in comunità. Al termine della scuola dell’infanzia ogni bambino e bambina riflette e si confronta con gli altri bambini e adulti, coglie i punti di vista differenti, utilizza gli errori come fonte di conoscenza, condivide materiali e spazi.
Mostra attenzione alle indicazioni e porta a termine un compito.Un assetto di competenze che servono tutte alle operazioni complesse che richiediamo loro alla primaria.
Corporeità
Il corpo è il primo attrezzo per ampliare il nostro bagaglio di conoscenza. Le esperienze motorie connettono i diversi linguaggi, permettono di conoscere la realtà, scoprirla, indagarla, favorire la costruzione dell’immagine di sé e dello schema corporeo, riconoscere i segnali del proprio corpo e le differenze sessuali.
Le caratteristiche dell’ambiente naturale (come gli ampi spazi, le superifici differenti, le texuture) aiutano a stimolare questa area di apprendimento come correre, saltare, arrampicarsi, rotolare, valutare i rischi, trovare e cercare equilibri, incastri, ostacoli.
Le esperienze corporee mirano a sviluppare le competenze relative alla coordinazione oculo manuale, ed integrare tra loro la percezione visiva ed i movimenti della mano e delle dita. Per cui via libera a: travasi, infilo, tagliare, incollare, disegnare, materiale destrutturato per stimolare abilittà relative alla costriuttività e così all’immaginazione e alla creatività.
Afferrare le mollette, ritagliare e creare con materiali di diverse consistenze possono essere tutte le esperienze necessarie che preparano alla scrittura.
Diversi linguaggi
Incoraggiamo la molteplicità di linguaggi come musica, arte, strumenti digitali, la drammattizzazione, la narrazione. I bambini esplorano le potenzialità offerte dalle immense opportunità che il mondo offre. Oltrepassiamo le porte dei nostri servizi, progettiamo uscite sul territorio, facciamogli conoscere il mondo!
L’incontro dei bambini con l’arte è occasione per guardare con occhi diversi il mondo che li circonda. I materiali esplorati con i sensi, le tecniche differenti, le osservazioni di luoghi e di opere (quadri, musei, architetture) aiutano a migliorare le capacità osservative percettive, coltivare il piacere della fruizione, della produzione e dell’invenzione e ad avvicinare alla cultura e al patrimonio artistico.
Si allenano così la concentrazione, l’integrazione sensoriale, il passaggio dal concreto-all’astratto: tutte attività necessarie per scrivere e leggere.
Ascoltare tante storie di qualità sostiene i bambini nello sviluppo del linguaggio, nel fare esperienza di ascolto degli altri, dei punti di vista. Se nella prima infanzia si compie rifornimento di racconti, sarà poi più facile elaborare una propria narrazione e riproporla in modo coerente.
Seguendo questa ottica incentivano l’apprendimento strumenti come: albi illustrati di qualità, lenti di ingradimento, materiali destrutturati ma anche torce, lavagne luminose, giochi per la costruttività (i kapla ad esempio).
Le parole
In questa fase il patrimonio linguistico diventa più ricco e preciso. La vita in comunità offre la possibilità di sperimentare una serie di situazioni comunicative, contribuendo allo sviluppo del pensiero logico e creativo.
Occorre ritrovare un rapporto concreto e materico con le parole, partendo da suoni e tracce, per cui albi illustrati, alfabetieri, mettendo a disposizione lettere, fogli con delle matite e penne e lasciare liberi loro di provare a riprodurre delle parole, magari con dei chiari contorni e linee.
Forzando invece questo interesse si corre il rischio di smorzare il piacere dell’esperienza, di questo linguaggio, delle possibilità che ne potrebbero nascere, oltre che a far danni.
Il mondo
L’ambiente naturale offre una molteplicità di apprendimenti, esperienze, occasioni e opportunità di sviluppo preziose per le sue caratteristiche. Il giardino, il bosco, il parco offrono tante esperienze pregrafiche, senza che siano DICHIARATAMENTE classificate e proposte come tali.
Ad esempio gli elementi naturali permettono occasioni importanti per categorizzare secondo caratteristiche diverse come forma, colore e dimensioni, valutare quantità, saper distinguere la differenza tra alto-basso, leggero-pesante, conoscere il significato di parole come davanti-dietro, sopra-sotto, vicino-lontano.
Per questo bisogna incoraggiare il far di conto nella vita quotidiana, contando i petali, le foglie, ma anche i propri compagni, raccogliendo bastoncini, sassi, pigne. Toccando e smontando, costruendo e ricostruendo, affinando i propri gesti, i bambini individuano qualità e proprietò degli oggetti e dei materiali, si accorgono delle loro trasformazioni.
In questa direzione, la città, il quartiere, ma anche la sezione sono luoghi di interesse dove ritrovare simboli, forme, sturtture ma conoscere anche organismi viventi come insetti, piante, fiori.
I bambini non devono saper leggere e scrivere ma devono essere consapevoli di essere soggetti attivi nel mondo all’interno di una comunità, capaci di costruire il loro sapere. Questo è un lavoro che si può fare a partire dal nido.
La scuola si pone come spazio di incontro e di dialogo, di approfondimento culturale basato sulla fiducia nelle proprie capacità nella costruzione di una immagine di sè positiva con una buona autostima nel rispetto di ognuno delle proprie tempistiche, modalità relazionali, regole e limiti, alfabetizzazione emotiva.
Trovate un approfondimento di queste tematiche nel mio testo “Dalla parte dell’educazione”
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