Gli ambientamenti degli adulti al nido e alla scuola dell’infanzia

L’ambientamento al nido o alla scuola dell’infanzia, per i suoi caratteri delicati è un momento di forte intensità. Anche per gli adulti.

Nella vita dei bambini l’ingresso al nido rappresenta, spesso, il primo momento di separazione dai genitori e al tempo stesso l’incontro con un nuovo ambiente fatto di persone, spazi e oggetti sconosciuti. Per questi motivi l’ambientamento è uno degli aspetti più delicati e importanti della vita al Nido, ricco di forti valenze emozionali che coinvolgono tanto il bambino quanto la famiglia e gli educatori.

Le energie di tutti gli adulti sono giustamente dedicate e concentrate sui piccoli e sono i primi a dimenticarsi che anche loro stanno vivendo un ambientamento. 

Il primo vero ambientamento è proprio con e quello dei genitori. Sono loro che visitano il servizio, lo scelgono, più o meno volontariamente, e decidono che il/la loro bambino/a debba iniziare un percorso di cura e apprendimenti multipli. Hanno deciso di affidare e affidarsi a degli estranei la persona che amano profondamente, che non parla o comunica tramite lallazioni, per diverse e tante ore al giorno. 

Così aspettative, ansie, paure, insieme a sensi di colpa si mescolano con desideri e bisogni, e la loro storia di vita, individuale e familiare. Qui incontrano altri adulti che sono consapevoli dell’enorme responsabilità insita nella professione scelta. 

I primi si sentono un po’ persi, confusi tra le tante informazioni di cui sono inondati, divisi a metà tra ciò che percepiscono a pelle e ciò che la società dice a loro di fare, tra sensi di colpa e giudizi sociali che attivano pressioni e indicazioni da seguire. 

I secondi comprendono la difficoltà del passaggio ma non conoscono ancora chi sono le famiglie che accoglieranno, le loro preoccupazioni, ansie e dubbi. 

Primi e secondi prendono per mano i bambini e qui, insieme, incotrano anche i bambini che sono stati, con le loro fatiche e percorsi. 

Proprio qui, in questo incontro tra persone piccole e grandi, tutte diverse, il nido è un ambiente facilitante basato sul confronto e la competenza tra saperi diversi, in grado di facilitare l’ulteriore qualificazione degli stili genitoriali ed affini la capacità dei genitori di essere incoraggianti e riflessivi.

In questo assetto, l’ambientamento è un momento di conoscenza, emotivamente complesso, un periodo necessario affinché bambini, genitori ed educatrici si incontrino nel contesto comunicativo-relazionale. La cura si esercita nel cogliere rituali, forme di consolazione, manifestazione di emozioni dalle quali partire per stabilire una buona relazione col bambino. 

È un cambiamento che comporta forti emozioni di tutti i soggetti coinvolti, nessuno escluso. 

Se da una parte i genitori devono sostenere e accompagnare il figlio nel percorso di ambientamento/scoperta nel/del nuovo sistema, dall’altro, si ritrovano ad affrontare e gestire i propri vissuti di genitore e le domande, i dubbi, le perplessità ed i sensi di colpa che possono rendere più difficile la relazione con il servizio, anche e soprattutto in modo inconscio. Sono ansie comprensibili, ma spesso sotteranee che rischiano di ripercuotersi sulle emozioni del proprio figlio e con il servizio, e dobbiamo tenerne conto. 

Qui le educatrici devono mettere in campo competenze relazionali e comunicative trasversali diverse per accogliere, gradualmente, soggetti differenti, siano essi bambini o genitori. Con una predisposizione all’ascolto. Accogliendo le loro stesse fatiche, individuali e di equipe, macro e micro. Ci sono le tristezze da accogliere, le domande a cui rispondere, i pianti da ascoltare, spesso con acuti e per diverse ore al giorno. Da questo, possono essere più sensibili le difficoltà e un livello di stanchezza ulteriore che rendono gli scambi tra gli altri adulti della situazioni, colleghe e genitori, più complesse. Perché le fatiche degli altri riflettono da specchio sulle nostre, proprio nel rispecchiamento risiede una delle diverse difficoltà del fare educazione. 

Come ci rivolgiamo alle famiglie? 

Quanto tempo dedichiamo a loro? 

Come comunichiamo con le colleghe? 

Com’è il tono della nostra voce? 

La nostra prospettiva? 

La nostra comunicazione non verbale? 

Il nostro corpo che posizione assume? 

Lo sguardo che abbiamo? 

Quale parole scegliamo per accogliere e incontrare? 

Cosa osserviamo?

Per questo, gli ambientamenti riguardano anche gli adulti. 

Il nido come sistema, un luogo di contesto sociale di scambio con altri adulti in cui chi ha le competenze professionali ha il compito di rassicurare, chi ha bisogno di informazioni. La cura da fornire è anche quella informativa perché spesso i genitori possono pensare che stanno sbagliando tutto, che lasciando i loro bambini in lacrime gli stiano creando un trauma, gli stiano facendo del male.

Il nido come comunità, in cui i punti di forza risiedono nell’integrazione delle singole competenze e dei particolari caratteri individuali che lo rendono unico nella sua specificità, gruppo quindi non come somma di singole individualità, ma integrazione continua. 

Una equipe in grado di sostenersi nelle fatiche e si stimolino nelle nuove ricerche individuali e collegiali. Un gruppo capace di attivare una riflessione di autocritica, aperto ad evoluzioni e cambi di traittorie. 

Il nido come contesto in cui far emergere le competenze dei genitori con i quali si intraprende un percorso di co-educazione del bambino. Tutto ciò appare quanto mai importante in un momento come l’attuale, in cui sia l’esperienza della maternità che quella della paternità hanno subito una forte trasformazione, con cui ancora oggi si debbono fare i conti. 

Un percorso, quindi, scandito da diversi momenti che delineano la relazione fra i due contesti. Nuovi modelli si intrecciano, le differenze si connettono. Si abbandona il pensiero di delega per abbracciare quello di condivisione. 

In un’ottica di scambio e condivisione dell’accudimento, la cura deve assumere il carattere di accoglienza del linguaggio adulto. Nulla deve essere lasciato al caso. Dobbiamo rendere esplicito e visibile ciò che accade, affinché i genitori possano essere partecipi delle esperienze multiple e nuove. 

Dare tempo all’ambientamento significa guadagnare tempo. Per tutti, bambini innanzitutto e a ruota per i grandi. Con la consapevolezza che lavorare con e per i genitori è un forte investimento per il benessere dei bambini. 

Per questo, gli ambientamenti riguardano anche gli adulti.

Qui puoi trovare il mio testo “Dalla parte dell’educazione”

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Annalisa Falcone
Sono un’educatrice e pedagogista. Non potrei immaginarmi a vivere felicemente senza questa meravigliosa e faticosa professione. Adoro leggere e la pedagogia è la mia passione più grande. Ho studiato e lavorato a Milano, Bologna e ad Alicante, piccolo e piacevole paese a sud della Spagna. Faccende di cuore mi hanno portato nel 2015 nell’affascinante Londra.

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