Spesso noi adulti, dall’alto della nostra altezza fisica e della esperienza maturata con gli anni siamo convinti di sapere ogni cosa e possedere la verità di tutto ciò che riguarda i bambini e per le bambine, dimenticando degli assunti base.
Un atteggiamento diffuso dall’età adulta in grado di cancellare un caposaldo importante: i bambini e le bambine di cui ci prendiamo cura sono persone, come chiunque altro, diverse da noi e devono essere riconosciute e rispettate come tali, senza dare per scontato che il nostro modo di definire e descrivere noi stessi sia l’unico valido e possibile.
I bambini, hanno bisogno di essere presi sul serio, di essere ascoltati con reale interesse, di essere capiti su ogni cosa che hanno da dirci, anche se stravagante.
Dobbiamo prendere sul serio i bambini perché spesso noi adulti abbiamo la cattiva abitudine di non dare valore a quello che i bambini provano, sentono, esprimono. Spesso diamo loro risposte non adatte all’età che hanno o mettiamo il pilota automatico con la frase “Quando sarai grande…”.
Dobbiamo prendere sul serio le loro idee strambe, ipotesi e progetti irrealistici.
Prendere sul serio le loro paure come quella di arrampicarsi su una scaletta, del buio senza sminuirla e dare a questa emozione l’importanza che merita.
Prendere sul serio i loro giochi, i svariati modi che hanno di esprimersi anche se non li capiamo. Prendere sul serio i bambini significa considerare le loro emozioni importanti e legittimale anche se non ne capiamo il senso, accettare che lui o lei stia provando tristezza o frustrazione pur consapevoli delle motivazioni e di come si poteva evitare una determinata conseguenza.
Vuol dire cogliere le loro domande e rispondere con serietà scegliendo con cura le parole capaci di raccontare la verità più adatta a loro. Significa dire il loro nome senza diminutivi che sminuiscono la loro persona. Prendere sul serio i bambini e le bambini significa prenderci cura di noi trovando un equilibrio tra bisogni dei piccoli e dei grandi. Vuol dire prendere sul serio la loro età con le sue peculiarità e tappe di sviluppo senza pretendere salti pindarici per la loro età e allo stesso tempo non svilire i loro tentativi ed errori.
Quante volte riteniamo inopportune le loro reazioni e minimizziamo le loro paure? Quante volte facciamo finta di ascoltarli perché reputiamo non di valore quello che hanno da dire?
Accogliendo le loro emozioni, ascoltando le sue parole stiamo trasmettendo un messaggio relazionale significativo: dare valore al suo dire, alle sue opinioni equivale a dare valore alla sua persona, comunicando a lui o a lei:
“Mi stai dicendo cose importanti e di valore. Tu (per me) sei importante”.
Questo non significa eliminare limiti e regole ma allenare l’ascolto autentico capace di cogliere bisogni e anche quel non detto che spesso aleggia nell’aria di chi non possiede ancora un bagaglio linguistico di spessore.
La concezione di infanzia è relativamente recente e attualmente si registra una impennata di attenzione verso i minori ma spesso è una apparente accortezza nella corsa alla perfomance, più sulla quantità delle esperienze che i bambini vivono rispetto alla qualità di ciò che sperimentano. Si trascura così tutto il mondo interiore ed emotivo che ha una notevole entità rispetto all’ultimo materiale nuovo acquistato.
Questa operazione serve anche a noi adulti, per prendere sul serio i bambini che siamo stati, con le nostre paure, fragilità ed incertezze. Per essere gentili con loro così da saper scindere le nostre ferite, prenderci cura di loro e i bambini di cui ci prendiamo cura osservandoli nella loro unicità.
Per questo, per tutelare i loro diritti e il loro punto di vista è stata firmata nel 1989 la Convenzione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza che elabora 54 diritti specifici per tutti i minori di 18 anni. Oggi sono 196 gli Stati che si sono vincolati giuridicamente al rispetto dei diritti in essa riconosciuti. Il documento è stato elaborato armonizzando differenti esperienze culturali e giuridiche e dovrebbe essere l’assetto su cui basare ogni nostro pensiero in termini di educazione. Il diritto a vivere l’infanzia pura, di essere ascoltati, accolti, amati, di piangere, ridere e sbagliare. Di avere una scuola che sottolinei le potenzialità e non valuti sempre e solo gli errori. Il diritto di avere degli adulti come figure di supporto per permettere a bambini e ragazzi di essere finalmente i protagonisti del loro percorso di sviluppo.
Un bambino è una persona piccola. Ora, per addormentarsi, ha bisogno degli occhi gentili. E di una lucina vicino al letto. Beatrice Alemagna
Allenarci a cogliere il punto di vista degli altri, più piccoli e bassi di statura con le loro caratteristiche e la loro storia.
Qui puoi trovare il mio testo “Dalla parte dell’educazione”
Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere aggiornato sui prossimi in uscita ma anche per conoscere e raccontare storie e progetti su tematiche pedagogiche e sociali, puoi seguirmi sulle pagine social