Quali sono i rischi dello sharenting?

Il test di gravidanza, la prima ecografia, i secondi dopo il parto, et voilà, i bambini e le bambine degli ultimi anni sono online ancora prima di nascere, hanno già una identità digitale e una memoria ben scandita.

Seguono poi il primo bagnetto, il primo piatto di pasta, persino la prima volta che si usa il vasino. Nella gioia di diventare genitori e condividere la sensazione di euforia, il bambino e la bambina piccola diventano il centro non della vita della coppia genitoriale, ma della necessità di mostrare agli altri le proprie competenze, accanto al tentativo di superare situazioni di isolamento sociale, affiancate alla ricerca di specifiche forme di competenze ed informazioni nello spazio digitale. 

Le piccole persone, la tutela dei bambini e delle bambine sono perennemente fotografati ma la loro dignità sembra non essere presa in considerazione. 

La pratica sharenting ovvero “l’uso abituale dei social media per condividere informazioni, foto, ecc. dei propri figli” secondo il dizionario Collins. sembra essere una abitudine consolidata tra i genitori. 

Il Journaling of Pediatric dell’European pediatric association ha riportato che la presenza online del bambini sotto i due i due è del 92& in USA il 73% in Europa, e la presenza dei bambini prima di nascere è il 34% in USA, il 15% in Europa.

Il diritto alla privacy dei bambini dov’è finito?

Il benessere supremo di bambini e bambine quasi scompare, o almeno sembra non esser preso in valutazione dai genitori. Chi per mancanza di strumenti, chi invece perché convinto che tutto questo non porti a nessun tipo di conseguenza negativa sulla vita dei piccoli. Chi invece, fino ad oggi, ha guadagnato esclusivamente con il viso dei figli. 

I bambini sono soggetti di diritto come ci racconta in modo preciso e dettagliato la Convenzione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 1989. Il compito dei genitori è quello di tutelare il benessere, du cura esercitata “nel miglior interesse” per il minore. In questo assetto, nel condividere foto e informazioni personali in un mondo sempre più digitale, senza avere un’adeguata comprensione del cosa significhi al momento pubblicare particolari online assume forme di una scarsa tutela in termini di esposizione digitale. 

Ci sono diverse tipologie di esposizione, dagli influencer ai genitori (madri in particolar modo) che condividono la vita dei figli 24h su 24, Le conseguenze però sono identiche. 

Lo sappiamo è un fenomeno recente e solo la Francia ha attivato una normativa sul tema, ma finalmente si stanno ponendo delle domande riflessive rispetto alle conseguenze che tutto questo porta.

Come ha spiegato in modo preciso Serena Mazzini nell’intervento della presentazione della proposta di legge sull’utilizzo dei minori sui social, il 21 marzo 24, i bambini ottengono 3 volte le interazioni dei genitori. Più interazioni significa un valore economico più alto, e dunque compensi più alti per le collaborazioni con i brand. I bambini diventano così una merce da utilizzare, vendere per ottenere un profitto sempre più alto, dai detersivi, all’aspirapolvere, alla casa, alle vacanze. I bambini compartecipano in maniera sostanziale al profilo dei genitori e vengono anche utilizzato come cuscinetto para fulmini nei momenti di tensione tra pubblico e personaggio, come una sorta di schermo, di sottolineare l’umanità del personaggio e consentire così di riprendere quel rapporto emotivo in crisi con il pubblico. 

Quali sono i rischi dello sharenting?

Violazione privacy – Consenso

Quando si è adulti responsabili di cura si prendono numerose decisioni per i bambini e le bambine seguendo sempre il principio del  “interesse superiore” del minore. Decidiamo il loro pediatra, dove andranno a scuola, i materiali con cui cresceranno, i valori che vogliamo trasmettergli per dare a loro gli strumenti per conoscere il mondo. Quale tutela si esercita pubblicando foto della loro vita in qualsiasi momento della giornata senza il loro consenso?.

Vi piacerebbe se qualcuno pubblicasse una vostra foto di un momento di fragilità o sul water? Mentre mangiate, dormite, guardate la tv?

La loro educazione è nostra responsabilità, i bambini e le bambine non sono di nostra proprietà. Nemmeno se li abbiamo desiderati, adottati, partoriti noi. Non sono pacchi da spostare, tenere, lanciare, mostrare. Sono PERSONE, anche se sono minorenni, anche se non superano il metro e hanno ancora il pannolino. 

Noi abbiamo scelto di avere un profilo social e poniamo molta attenzione, con uso di filtri, parole, la nostra foto migliore nel materiale che rendiamo pubblico. Meticolosità che sembra scomparire quando si tratta di minori, perché per la loro immaturità si pensa che si possa fare qualsiasi azione senza conseguenze. 

Siamo giunti ad un livello di elevato rischio per l’immagine di ognuno di noi e il solo consenso di un genitore, spesso non consapevole, non è più sufficiente per tutelare tutti gli interessi in gioco.

Mancata sicurezza nella relazione con gli adulti

Gli adulti sono per i bambini il porto sicuro in cui trovare sostegno ma anche incoraggiamento. Nella condivisione di pratiche  errate sulla gestione del pianto, dei momenti di vulnerabilità, tristezza,  ma anche intimi questa sicurezza, nel lungo periodo può vacillare.  Per seguire dei trend si imitano pratiche educative degradanti del rispetto della persona come le crack eggs (le uova schiacciate sulla fronte da parte dei genitori nei confronti dei bambini). 

Nonostante in tante occasioni i bambini esprimino la volontà di non essere ripresi, la telecamera continua a rimanere accese. Da qui il rischio, magari nel non qui e ora, ma in un futuro non troppo lontano di esser stati traditi, derisi da chi deve innanzitutto tutelare i piccoli.

Memoria online – Web Reputation

La generazione Alpha quella nata dopo il 2012, è la prima che si ritroverà con una memoria online che non ha scelto di condividere e commenti di sconosciuti che dovranno razionalizzare. Ogni volta che pubblichiamo un post ne perdiamo automaticamente il controllo, perché terzi potranno salvare il contenuto e diffonderlo, senza che il fenomeno possa essere in qualche modo fermato. Questo comporta anche l’impossibilità di eliminare il contenuto. Vuol dire anche che tali foto potranno essere manipolate per offendere, danneggiare, beffeggiare il soggetto in causa. 

Stiamo creando una memoria online massiccia che potrebbe essere nociva e- o creare forte imbarazzo per la reputazione del minore nel futuro tra 5, 10, 15 anni. Stiamo creando una rappresentazione definitiva su altre persone senza che loro possano sentirsi rappresentati. In questo contesto poi il cyberbullismo trova poi terreno fertile, con tutto ciò che comporta a livello di conseguenze psicologiche, emotive e sociali.  Quali conseguenze dal punto di vista relazione- sociale, emotivo, può portare avere già un archivio digitale senza decidere il suo contenuto?. Inizia ad essere cruciale porsi qualche interrogativo prima di premere il tasto condividi. 

Furto di identità

L’intergenza artificiale continua ad essere uno strumento che perfeziona le sue funzioni ogni giorno. Il deepfake è una tecnica per la sintesi dell’immagine umana basata sull’intelligenza artificiale, usata per combinare e sovrapporre immagini e video esistenti con video o immagini originali, così foto, audio, video vengono distorti per crearne degli altri. Così facendo si può distorcere una foto, un audio senza che si possa valutare la parte realistica da quella non realistica. 

Questo tipo di tecnica ovviamente si può usare indipendentemente dal fatto che questi sia o meno maggiorenne. Se mettiamo un audio su un sito per l’intelligenza artificiale può essere distorto per crearne un altro, assolutamente realistico, per chiedere soldi e aiuto.  Vi immaginate ricevere una telefonata da vostro figlio che vi chiede aiuto e soldi? Come vi comportereste? 

Diffondere contenuti utili per materiale pedopornografici

Un algoritmo di instagram riconosce la percentuale di nudo in una foto, ed è stato educato per mettere questa tipologia di foto nel ranking delle scelte, ovvero in alto nelle prime scelte Per cui abbiamo nello stesso livello le foto di bambini mezzi nudi, che ci possono provare tenerezza come le gambe di un neonato o un bambino in costume da bagno, con le persone adulte che decidono di mostrare il loro corpo. Momenti dolci nel contesto familiare si possono trasformare in contenuti pericolosi se si postano in rete. 

Addescamento – Grooming

Pensiamo alla quantità di post relativi alla nascita, al primo giorno di scuola, ai campus estivi. Sono spesso foto con il logo ben visibile della scuola, o di fronte all’edificio, con una serie di informazioni personali, come il nome dell’insegnante, le immagini delle tate. 

Una volta in metro ho incrociato una ragazza che si è avvicinata a me per salutarmi, e mi ha detto una serie di informazioni personali che io stessa avevo condiviso, ma in quella situazione mi sembravano inopportune. Pensiamo dunque quando ci troviamo di fronte dei minori. Pensate se al parco, uno sconosciuto iniziasse a parlare con vostro figlio dei suoi cartoni preferiti, gli offrisse il suo cibo prediletto. Sembra che lo conosca. Tutti lo definiremmo come un malintenzionato senza pensare che tutte quelle informazioni, le ha assorbite in modo legale attraverso le nostre pagine social. Condividere le passioni, le predilezioni dei nostri figli porrtano a rischi di concreto di addescamento, possono consentire a individui di addestarli.

Apparetemente condividere queste informazioni ci sembrava innocuo, e spesso ci dimentichiamo di cosa abbiamo condiviso un mese fa, ma per la situazione attuale sono tutti elementi che concorrono all’immagine digitale del minore e ai possibili tentativi di addescamento, fisico e online dei minori. 

Perché differenziamo vita online da quella reale? Per questo è stato coniato il termine onlife, proprio per descrivere l’esperienza che si vive in un mondo iper-connesso dove non esiste più la distinzione tra essere online o essere offline.

Secondo l’ultima rilevazione del CENSIS (GIUGNO 2023), ha rilevato 2,622 siti illegali oscurati che contenevano immagini di violenza su minori, 430 casi di addescamento online di minori (almeno quelli denunciati e sappiamo che la denuncia è ancora rara).

Obiettivo Perfomance

L’eccessiva esposizione, la corsa ai mi piace possono portare, il “Dai sorridi” che continuiamo a ripetere a noi come a loro, ha delle conseguenze sul lungo periodo. Come individui ci sono varie modalità di apprendimento, ovvero come impariamo a capire le regole del mondo, e la più importante è il modelling: ovvero dare il modello. Noi adulti, con il nostr comportamento siamo un esempio costante di come ci si comporta nel mondo. Esposizione ai social compresa. I bambini di 2-3 anni iniziano a sorridere appena vedono un telefonino, le bambine di 4- 5 anni si mettono in posa imitando gesta ammiccanti e così per arrivare alle pre adolescenti di 12 anni che mettono in scena veri e propri balletti ammiccanti ad uso e consumo di chiunque. Il focus è apparire bene in ogni circostanza, come se non ci fosse altro su cui soffermarsi. Questo tema apre domande e riflessioni sulla propria immagine corporea, sulla visione di sé, sull’autostima e sulla percezione di dover piacere agli altri come costrutto identitario. 

Se noi siamo i primi ad evidenziare l’importanza di apparire e di farlo in modo efficace come status prioritario nella nostra vita (pensiamo a quanto tempo passiamo con il telefono in mano) come possiamo educare i più piccoli ad un uso del digitale consapevole?

In questo assetto, gli adulti non sembrano essere preparati ad assumere efficacemente i loro ruolo di “custodi sociali” (Buchanan et al., 2029). Diventa urgente un intervento normativo, che sappia sancire e ricordare il principio di superiore interesse del bambino. Condividendo le sue foto online in che modo stiamo lavorando per il miglior interesse del minore?

Qui puoi trovare il mio testo “Dalla parte dell’educazione”

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Annalisa Falcone
Sono un’educatrice e pedagogista. Non potrei immaginarmi a vivere felicemente senza questa meravigliosa e faticosa professione. Adoro leggere e la pedagogia è la mia passione più grande. Ho studiato e lavorato a Milano, Bologna e ad Alicante, piccolo e piacevole paese a sud della Spagna. Faccende di cuore mi hanno portato nel 2015 nell’affascinante Londra.

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